Anche Paolo Mieli a Camporgiano per la Grande Guerra in Garfagnana. Terra di Eroi, di Caduti, Combattenti Reduci, M.R.O. e Cavalieri di Vittorio Veneto

Un evento nell’evento. Folla a Camporgiano. Al Centro Civico e Culturale della Garfagnana, il Sindaco di Camporgiano Avv. Francesco Pifferi Guasparini ha ricordato il centesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale e ha onorato i tanti caduti di Camporgiano. Lo storico e celebre saggista Paolo Mieli, durante il Convegno, ha presentato “Lampi sulla Storia” l’ultima sua opera (pubblicata da Rizzoli). L’incontro è stato coordinato dal giornalista Rai,  Vittorio Castelnuovo alla presenza di Autorità Civili e Militari con la partecipazione attiva di un numeroso pubblico.

Un lungo corteo ha sfilato dal Comune fino al monumento dei caduti in Piazza del Centenario. Dopo l’alza bandiera e la deposizione di una corona d’alloro si è proceduto a scoprire una nuova lapide recitante le liriche di “San Martino del Carso e Soldati” di Giuseppe Ungaretti dedicata alla Grande Guerra. Il corso della cerimonia è stato animato dalle note della Filarmonica Pietro Mascagni diretta dal Maestro Luccarini, dalla fanfara degli Alpini in congedo “Capitano Fulvio Angelini” e dal Coro “La Grolla” di Livorno.

Il Sindaco Avv. Francesco Pifferi Guasparini, ha consegnato ai discendenti dei Caduti, dei Reduci e dei Cavalieri di Vittorio Veneto del Comune di Camporgiano, una pergamena a ricordo della loro memoria per il servizio prestato alla Patria, l’onore ed il sacrificio svolto durante il conflitto 1915/1918. Sempre il Sindaco ha voluto ricordare il valore della giornata e ha sottolineato l’importanza della memoria per le generazioni future. Sciascia diceva “gli italiani sono un popolo senza memoria e senza verità”. Invece sappiamo tutti che la memoria è un riferimento assolutamente ineludibile, ha sottolineato il primo cittadino.
Non solo la memoria, ma il senso vitale del passato. Pavese, ne “Il mestiere di vivere”, diceva che quando un popolo non ha più il senso vitale del suo passato si spegne. La memoria serve quindi per dare un senso vitale al nostro presente e al nostro futuro. Ma serve anche per coltivare una speranza”.

L’Avv. Pifferi Guasparini ha sottolineato “non solo la memoria storica ma anche la memoria sentimentale. Ecco il perché della grossa iniziativa di oggi. Abbiamo voluto che le scuole ci accompagnassero in questo percorso perché il futuro si può costruire solo se si riesce a trasmettere esempi, valori e idealità. Sandro Pertini diceva “I giovani non hanno bisogno di sermoni, ma solo di buoni esempi”. La Prima Guerra Mondiale è stata una fucina enorme di esempi: da quello negativo di Caporetto, a quello positivo dell’eroismo di molti combattenti”. “Se la Prima Guerra Mondiale, come dice lo storico Giuliano Procacci, fu la “prima grande esperienza collettiva del popolo italiano” – ha concluso il Sindaco -, noi dobbiamo avere la forza, il coraggio e la dignità di proseguire su quella strada ed esaltare i valori di comunità che ci uniscono, lavorando per la pace (non solo nel nostro paese, ma in tutta Europa) e creando veramente una casa comune. Viva l’Italia!“.

Il Vice-Sindaco di Camporgiano Tiziana Biagioni, ha poi coordinato gli interventi delle Autorità presenti. L‘attore lucchese Alessandro Bertolucci ha interpretato, in maniera commovente, alcune lettere di garfagnini al fronte estrapolate dal libro di Pierluigi Raggi “La Garfagnana al fronte” presentato con le Testimonianze della Grande Guerra, realizzato soprattutto grazie agli archivi del Corriere di Garfagnana. L’opera è stata pubblicata dall’Unione Comuni Garfagnana nell’ambito della Banca dell’Identità e della Memoria.

Paolo Mieli, nel suo intervento, ha contestualizzato il primo grande conflitto cercando di analizzarlo nella sua complessità: “Queste pubblicazioni locali – ha detto Mieli – citando lo sforzo dell’assessore Raggi, sono contributi importanti perché forniscono una base di lavoro fondamentale nel racconto della Grande Guerra. Un racconto che si comincia a fare solo ora. Il senso della prima guerra mondiale, per un lungo periodo, è stato infatti sequestrato dal regime quasi come fosse un “tesoretto”. Solo le generazioni successive al fascismo hanno cominciato a raccontarlo con coraggio ed onestà. Mettendo in risalto le luci e le ombre del conflitto. La guerra infatti si concluse con una vittoria al cui interno però si registrò una dolorosa sconfitta (Caporetto) che oggi è diventata un simbolo. Il primo conflitto mondiale fu però anche l’occasione per fare l’Italia”.

Il saggista si è quindi soffermato sulle modalità con cui il nostro paese entrò in guerra: “Noi – ha dichiarato Mieli – venivamo da più di trent’anni di alleanza con quelli che poi sarebbero stati i nostri nemici. Un cambio di fronte avvenuto nel giro di pochi mesi e che non ci portò una grande fama. Solo una minoranza, spalleggiata peraltro dal re, voleva entrare in guerra pensando che il conflitto sarebbe durato al massimo pochi mesi. Durò invece tre anni e, per di più, in condizioni atroci. Oggi noi dobbiamo quindi rendere onore a coloro che hanno combattuto quella guerra, non a coloro che decisero di entrarci”.

Mieli ha concluso il suo intervento rimarcando il ruolo del saggista storico ed affiancandolo a quello della sua professione di giornalista: “Per raccontare la storia – ha spiegato – dobbiamo prima di tutto spogliarci dei pregiudizi circa le parti in cui si trova il bene e il male. L’obiettivo del saggista, così come quello del giornalista, è infatti quello di trovare i torti della propria parte, e le ragioni della parte opposta. Quando si affronta un argomento, prima di tutto bisogna chiedersi: cosa ne so e cosa ne penso? Poi si inizia l’indagine. Se dopo di essa non sono riuscito a saperne qualcosa di più e a rivedere alcuni miei punti di vista allora vuol dire o che sono stupido o che sono in malafede”.

Grazie alle domande poste dal pubblico, Mieli ha anche avuto modo di toccare diversi argomenti come il ruolo della televisione nel racconto della Grande Guerra, il sentimento suscitato negli italiani al momento dell’annuncio del conflitto, e quello generato nei cosiddetti “ragazzi del ’99” (allora 18enni) chiamati, in extremis, a difendere e a morire per il proprio paese. La cerimonia si è conclusa quindi con la consegna ai discendenti nel Comune di Camporgiano dei riconoscimenti a ricordo dei caduti e dei combattenti della Prima Guerra Mondiale di questo “piccolo-grande” Comune Garfagnino. 

 

Angelo Martinengo