Appello di Papa Francesco per il dialogo e la pace in Nicaragua

Papa Francesco ha inviato una lettera al presidente del Nicaragua Daniel Ortega in cui ha chiesto di scegliere la via del dialogo per risolvere la crisi del paese.

Il testo è stato reso pubblico dalla vicepresidente, Rosario Murillo. Il Papa si appella al dialogo per risolvere la crisi e scrive che non è mai troppo tardi per il perdono.

“Accompagno con le mie preghiere gli sforzi di tutti gli attori sociali orientati alla ricerca della comprensione e del bene comune. Non è mai troppo tardi per il perdono e la riconciliazione “, afferma il Pontefice nella sua lettera dell’11 maggio.

Nella lettera, che è una risposta a quella inviata dal governo del Nicaragua, Francesco invoca che le vie della giustizia, del dialogo e della pace siano imboccate al più presto e assicura che il dialogo “umile e sincero” è un buon modo per promuovere la pace.
“Al momento attuale è particolarmente necessario, come appello alla responsabilità dei vari settori della società, rifiutare ogni chiusura e violenza, che contribuiscono solo a moltiplicare divisione e sofferenza, in particolare tra i poveri e i vulnerabili “, spiega Francesco.

Commentando la lettera, la First Lady ha detto che è una “bella notizia” in mezzo a tutte le difficoltà.

L’Osservatore Romano scrive che dopo gli ultimi episodi di violenza (secondo fonti locali fomentati dall’esterno del paese con l’invio di gruppi organizzati dal Salvador) la Conferenza Episcopale ha deciso di congelare la trattativa denunciando le violenze e chiedendo al governo di ripristinare lo stato di diritto.

Intanto la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) ha concesso misure di protezione a favore di monsignor Silvio José Baez, vescovo ausiliare di Managua, e dei suoi familiari, dopo aver ricevuto informazioni su gravi minacce che pesano sul prelato, che fa parte del comitato episcopale che segue il «dialogo nazionale». In un comunicato, la Cidh riferisce di avere «ricevuto informazioni che indicano che Baez e i suoi familiari fanno parte di una lista di persone da eliminare», e che «individui sospetti mantengono una vigilanza costante» sui loro domicilii. Inoltre, aggiunge il testo, si moltiplicano le «minacce di morte» e gli «attacchi orchestrati attraverso giornalisti dei media filogovernativi e account anonimi sui social network».

Anche il gesuita José Alberto Idiáquez, rettore dell’Università Centroamericana (Uca) in Nicaragua, è stato minacciato di morte, secondo quanto denunciato dal provinciale del Centro America, Rolando Alvarado. «Padre Idiáquez è stato minacciato per la sua partecipazione al tavolo di dialogo in Nicaragua organizzato dalla Conferenza episcopale, per essersi posto dalla parte degli studenti, per avere difeso coloro che pacificamente e legittimamente rivendicano i propri diritti costituzionali, e per avere sollecitato il governo a dare segnali concreti della asserita volontà di raggiungere la pace attraverso la giustizia e un accordo democratico» ha detto Alvarado.