Autoriciclaggio allo Ior. Il Tribunale vaticano condanna a due anni e mezzo l’imprenditore Proietti. Prima applicazione della legge con “proficua” collaborazione

“Lo scorso lunedì 17 dicembre il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha emesso una sentenza di condanna alla pena di anni due e mesi sei di reclusione per il reato di autoriciclaggio nei confronti di Angelo Proietti, cittadino italiano, titolare di un conto corrente presso lo Ior, disponendo altresì la confisca di oltre un milione di euro che era stato sequestrato dalle Autorità vaticane già nel 2014”.

Lo scrive la sala stampa della Santa Sede in una nota diffusa in giornata in cui si spiega che “è la prima volta che nella giurisdizione vaticana viene applicato il reato previsto dall’art. 421-bis del codice penale. L’indagine, che ha dato luogo al processo, è il frutto della proficua collaborazione tra l’Ufficio del Promotore di Giustizia, l’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) e la Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano nonché della cooperazione giudiziaria dello Stato italiano”. E che la pronuncia da parte del Tribunale “assume fondamentale importanza nell’ottica del sistema di prevenzione del riciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo messo a punto dallo Stato negli ultimi anni”.

In questo modo giunge all’esito finale la vicenda che ha avuto come protagonista Angelo Proietti, imprenditore edile ai domiciliari dal 2016 per bancarotta fraudolenta: condanna per autoriciclaggio e pena di due anni e sei mesi di reclusione, oltre alla confisca di più di un milione di euro, a sua volta già messo sotto sequestro dal 2014 da parte delle autorità della Santa Sede nel 2014.

Il reato di riciclaggio è stato infatti introdotto in Vaticano nel 2010 e questa vicenda rappresenta la prima occasione in assoluto di una sua applicazione, al termine dell’indagine scaturita da una collaborazione tra Ufficio del Promotore di Giustizia, AIF (Autorità di Informazione Finanziaria) e Gendarmeria vaticana, assieme infine anche alla cooperazione giudiziaria dello Stato italiano. Un operato che la Santa Sede definisce quindi “proficuo”.

Il nome di Angelo Proietti era già noto: a lungo amministratore unico della Edil Ars, società di edilizia, ristrutturazione e conservazione e restauro di opere d’arte, nata dalla fusione di due aziende e dalle quali Poretti avrebbe sottratto denaro fino al loro fallimento, secondo quanto sostiene l’accusa. La vicenda si interseca con l’appartamento romano passato alle cronache per essere stato luogo in cui è stato ospitato l’ex ministro Tremonti, ristrutturato gratuitamente dalla Edil Ars, si dice per ingraziarsi l’allora ministro al fine di ottenere gli appalti della Sogei, la società di ICT controllata dal MEF in cui l’imprenditore aveva agito per alcuni anni. Poretti era infatti titolare di vari contratti di appalto con istituzioni vaticane come Apsa, Lumsa e Ospedale Bambino Gesù, assieme anche a conti personali presso lo Ior.

Conti dai quali incassava “ingenti pagamenti che avrebbero dovuto invece essere effettuati alla società fallita, in quanto riferibili ai lavori edili fatti dalla Edil Ars”, che si accreditava come “impresa appaltante di lavori presso lo Stato Pontificio”, come riporta il quotidiano La Stampa, per un totale di 11 milioni di euro complessivi distratti a partire dai fondi dello Ior. Nel 2013 arrivò così la segnalazione di “attività sospette”, facendo partire le indagini vaticane e in maniera autonoma, ribadendo in questo modo la posizione di “tolleranza zero” voluta da Papa Francesco, come sottolinea ancora il quotidiano di Torino.

F. G.