Bassetti e Stella ad Assisi per il centenario del sindacato dei preti. La Faci deve continuare a difenderli

Due cardinali, Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, e Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, hanno partecipato ad Assisi alla chiusura del centenario della Federazione tra le Associazioni per il Clero in Italia (Faci).
È fondamentale “ritornare alle radici e fare memoria di una storia, ma non possiamo vivere di ricordi”, ha ammonito il presidente della Cei che ha esortato i sacerdoti, anche quelli più giovani, “a vivere la tensione della formazione permanente” e ha augurato alla Faci di “continuare ad essere ciò che è sempre stata per vocazione”. Nata per sostenere i sacerdoti nei primi anni del dopoguerra, dopo il Concordato del 1929 li ha sostenuti nell’amministrazione dei benefici e poi, con la revisione del 1984, ha collaborato con la Cei per la costituzione dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero, la Faci oggi conta 11mila tesserati tra vescovi, preti e diaconi ai quali offre assistenza in ambito giuridico, previdenziale, tecnico e tributario.

Nel contesto attuale i sacerdoti sono chiamati sempre di più ad essere “uomini in cammino, in relazione con Dio e con il popolo”, “prossimi” a tutti, in particolare a coloro che vivono situazioni difficili. “Tutto ciò che il prete vive e fa è pastorale, perché è rivolto alle persone”, ha ricordato il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, sottolineando che in quest’ottica “non ci può e non ci deve essere contrapposizione tra gli aspetti pastorali e quelli amministrativi”. “Ogni gesto – ha aggiunto – deve scaturire dalla carità personale così che nessuna attività sia ridotta a mera pratica burocratica”. Ci sono infatti “impegni di vita che se, mal interpretati, rischiano di ridursi a burocrazia, mentre invece possono essere preziose occasioni di incontro con la gente e di servizio”, ha detto Stella facendo riferimento alle cosiddette “situazioni irregolari”, considerate fino a poco tempo fa “periferie irraggiungibili” e che oggi, con la riforma voluta da Francesco, chiamano in causa in primis i parroci. A loro è chiesto “un generoso impegno nel farsi prossimi a quei membri feriti delle comunità che sono i divorziati risposati”. Il sacerdote poi “come una buona madre di famiglia deve pensare al futuro dei suoi figli”, ha continuato il prefetto del dicastero vaticano riguardo alla gestione dei beni che, ha precisato, “la Chiesa amministra per aiutare i poveri e promuovere evangelizzazione, non per mantenere o ampliare edifici”.
La Faci “non si interessa solo del clero e dei suoi diritti, ma ricorda che c’è la sfida della cultura e della solidarietà”, ha osservato Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, prima della messa presieduta nella Basilica di San Francesco da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Anche Papa Francesco, in un messaggio inviato al presidente, don Francesco Scalmati, ha voluto esprimere il suo “vivo apprezzamento” per “la benemerita attività” e “l’importante opera di assistenza morale, sociale ed economica, in favore dei sacerdoti per favorirne la fraternità”.