Brasile. I Premi Nobel Esquivel e Menchù smascherano la strategia antidemocratica. “Illegale la detenzione di Lula”

I vincitori del Premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel e Rigoberta Menchú, hanno affermato in una dichiarazione congiunta che la detenzione dell’ex presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, non ha alcuna giustificazione legale e l’obiettivo è quello di evitare che sia un candidato per le elezioni presidenziali di ottobre. Durante l’incontro internazionale “VoyXLaPaz”, a Montevideo in Uruguay, Esquivel ha anche ribadito la proposta di conferire a Lula il Nobel per la Pace e ha accusato il governo di Michel Temer di trasformarsi in una dittatura denunciando che Lula da Silva è un prigioniero politico.

“Non v’è alcuna giustificazione legale per ciò che sta accadendo, (…) stanno facendo tutto il possibile per impedire che queste elezioni”, ha detto Esquivel, sottolineando che “in Brasile non c’è democrazia, ma un colpo di stato, come c’era in Honduras, in Paraguay. In questo stesso modo hanno rovesciato Dilma Rousseff senza accuse di fatti specifici”.

Da parte sua, la leader indigena guatemalteca Rigoberta Menchú ha parlato dei programmi sociali attuati da Lula durante il suo mandato, che ha aiutato i più poveri e svantaggiati.
Menchú ha chiesto che “i tribunali brasiliani siano giusti” e impediscano che questo caso diventi un “crimine politico”. Ed ha ricordato che “la politicizzazione della giustizia è stata una pratica in questo continente”.

Perez Esquivel ha fatto riferimento anche alle divisioni che si sono verificate nell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) e denunciato che l’uscita dall’Unione di Argentina, Cile, Brasile, Colombia, Paraguay e Perù distrugge l’integrazione regionale che ha preso così tanto tempo per costruire. “È un problema serio, perché i governi non stanno prendendo in considerazione i diritti dei popoli”, ha detto.