Brasile. Un nunzio apostolico che sceglie la compagnia dei poveri

Nunzio, nunziatura, monsignore, Vaticano. Proviamo a shakerare queste quattro parole perciò che il loro suono evoca oggi nei media. Ne uscirebbe un cocktail banale e indigesto a base di: accusatori implacabili del papa, ossa misteriose nascoste sotto i pavimenti, pedofilia e loschi affari.

Autori e in un certo senso protagonisti delle storie raccontate in questo libretto – il titolo è Ivonete – sono due ecclesiastici: un monsignore che lavora in Vaticano e un vescovo che guida la nunziatura apostolica in Brasile. Eppure la combinazione degli stessi ingredienti vaticani porta in questo caso ad un amalgama tutto diverso. Trame non di sordidi complotti ma di un’umanità dimenticata, storie non di cinico potere ma di fede umile e sincera. Coinvolgente e pieno di colpi di scena, più della narrazione mediatica di tanti intrighi vaticani.

Tutto nasce dalla ‘follia’ di don Gigi Ginami, sacerdote in modo imbarazzante fuori dagli schemi curiali. Dall’esempio della madre Santina, scomparsa nel 2012 trae ispirazione per fondare un’associazione caritativa. Ma non si limita a raccogliere fondi per tante opere buone come le adozioni a distanza o la costruzione di un pozzo o di piccole chiese in luoghi spesso segnati dal sangue del martirio. No, lui sente l’impellente bisogno di vedere e toccare con mano le situazioni umanamente più estreme scelte per portare un piccolo aiuto.

Eccolo dunque stavolta volare in Brasile. Primo appuntamento da Ivonete, donna violata con 18 coltellate, donna che don Gigi deve ascoltare e abbracciare. Poi nella grande discarica di Vila Princesa. Immerso negli scarti di cui si nutre una umanità anch’essa scartata dal resto del pianeta. Con le sue scarpe nuove sprofondate nel liquame e quel fetore che sembra impossibile sopportare. “Mi sento stupido. Io non capisco nulla della vita, sono un eterno adolescente che si cura di non sporcare scarpe e pantaloni, che si incazza per le scarpe”. Lezioni di vita. Non la saccenza di chi si sente più buono degli altri solo perché esibisce qualche minuto di eroico altruismo. Ma l’onestà di chi, di fronte al dolore, al bisogno disperato di salvezza, si lascia provocare dalla domanda più vera: “ma io sono felice dentro?”. Perché è così: bisogna essere molto contenti, per volere bene. Altrimenti si usano gli altri, magari non per il potere ma per una propria soddisfazione spirituale. Ma si usano. E non si comunica la gratuità di Gesù Cristo ma solo se stessi, la propria infelicità.

In questo viaggio estremo – che dopo il villaggio discarica approderà nella foresta amazzonica – accanto a don Gigi troviamo un altro sacerdote italiano, don Gianni. In realtà un vescovo importante, nunzio in Brasile, monsignor Giovanni d’Aniello, ma qui come semplice sacerdote. Lo vediamo commuoversi, pregare, ridere, fare amicizia. Un’altra sorpresa. “La lezione che traggo da questo viaggio – scrive don Gianni a conclusione di questa imprevista avventura – è che bisogna accettare di lasciarsi stupire da Dio”.

Lucio Brunelli (dall’introduzione a
Ivonete)