Buon compleanno Francesco, vescovo di Roma fatto popolo (di S. Izzo)

Fare il vescovo rappresenta uno dei “mestieri” più difficili perché al pastore di una comunità viene chiesto di guardare le cose dall’alto, come spiega la parola greca “episkopeo”, e prendere decisioni sagge, cioè giuste e sane a favore del suo popolo e in particolare delle persone più deboli. E senza scendere a compromessi con il potere fare i conti con la realtà affinchè le cose vadano il meglio possibile per tutti.

Papa Francesco, il vescovo di Roma chiamato quasi dalla fine del mondo, che compie oggi 82 anni, ha voluto accentuare in questi primi 5 anni del suo ministero proprio il legame del pastore con la sua gente. E questo fin da quell’inchino dalla Loggia di San Pietro, appena eletto, presentandosi con la richiesta al popolo romano di invocare la benedizione di Dio sul loro nuovo vescovo.

Il modello di vescovo che fin dall’inizio Francesco ha proposto è quello di monsignor Oscar Arnulfo Romero, il “vescovo fatto popolo” che “ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli”, come ha detto nella omelia per la canonizzazione due mesi fa.

Oggi assistiamo a un momento di grande tensione in cui c’è una evidente forma di ribellione al Papa, anche se sottotraccia. Così, quando Francesco dice “Pregate per me”, a favore e non contro, lui scherza su una cosa che però è vera, una reazione di una parte della Chiesa che non ha accettato di buon grado il carattere riformista di Bergoglio.

La fiducia che lui ha nel popolo di Dio mi ha sempre emozionato molto, il Santo Padre crede in una Chiesa di Popolo, questo mi riporta alla mia formazione di studio, questa cosa è molto importante. Lui è il Papa della Misericordia e il Papa riformatore, sta riformando in modo profondo l’immagine della Chiesa e del Vaticano allontanandolo dai caratteri della corte che si serve di alabarde e di uniforme rinascimentali, il cambiamento è enorme, lo ravviso anche nei vescovi e nei cardinali, ed è la storia che consente a Francesco questi mutamenti, in passato i Papi dovevano anche interessarsi del piano politico più globale, si pensi a Giovanni Paolo II e all’opposizione dei due blocchi sul piano internazionale, nel contesto della Guerra Fredda. Francesco utilizza bene la comunicazione. Francesco è un mediatore, quello che mi colpisce molto di lui, che mi ricorda molto Padre Rotondi, gesuita, mio padre spirituale a cui devo moltissimo, è la famosa frase “Il pastore precede, accompagna e segue il gregge, fidandosi del fiuto del gregge”. Questa è una rivoluzione copernicana, ed è veramente l’applicazione del Concilio Vaticano II 50 anni dopo. Questo tratto del Pontificato di Papa Bergoglio oggi inizia finalmente ad essere compreso da molti!.

Salvatore Izzo, vaticanista dell’Agi