Compito del vescovo è difendere il suo gregge dai lupi. Parole forti di Francesco dopo lo scandalo abusi in Cile

“Il vescovo è quello che sorveglia, quello che vigila, la sentinella che sa guardare per difendere il gregge dai lupi che vengono”. Sono parole molto forti quelle utilizzate da Papa Francesco all’indomani degli incontri con le vittime cilene della pedofilia, che hanno chiesto severe punizioni per i vescovi che non li hanno difesi (coprendo di fatto gli stupri). Nell’omelia della messa celebrata a Santa Marta, ha spiegato che la vita del vescovo “è coinvolta con la vita del gregge”. Ma il vescovo fa qualcosa di più – ha aggiunto – come il pastore fa la veglia: “Fare la veglia – ha spiegato – significa coinvolgersi nella vita del gregge: Gesù distingue bene il vero pastore dall’impiegato, da quello che va a pagamento e non gli interessa se viene il lupo e se ne mangia una: non gli interessa. Invece, il vero pastore che fa la veglia, che è coinvolto nella vita del gregge, difende non solo tutte le pecore, difende ognuna, conferma ognuna e se una se ne va o si perde, va a cercarla e la riporta. È tanto coinvolto che non lascia che se ne perda una”.

Il vero vescovo conosce dunque il nome di ciascuna pecora “e questo – ha affermato Francesco, secondo quanto riferisce Vatican news – ci fa capire come Gesù ha concepito il vescovo: vicino”. “Quante volte – l’aneddoto raccontato dal Papa – abbiamo sentito: ‘Oh, questo vescovo! Sì, è buono, ma non si prende cura tanto di noi, è sempre indaffarato’, o ‘questo vescovo si immischia negli affari, è un po’ affarista e quello non va’, o ‘questo vescovo si occupa di cose che non vanno con la sua missione’, o ‘questo vescovo è sempre valigia-in-mano, sempre in giro, dappertutto’, o ‘chitarra-in-mano’, ognuno può pensare”. Ma il popolo di Dio, ha commentato Francesco, “sa quando il pastore è pastore, quando il pastore è vicino, quando il pastore sa fare la veglia e dà la propria vita per loro. La vicinanza”.

Questa sia la vita di un vescovo, ha raccomandato il Papa, che ha citato l’esempio di San Turibio de Mogrovejo, morto in un piccolo villaggio indigeno, circondato dai suoi cristiani che gli suonavano la chirimía perché morisse in pace. “Preghiamo il Signore perché ci dia sempre buoni pastori, che non manchi alla Chiesa la custodia dei pastori”, ha concluso: “Non possiamo andare avanti senza. Che siano uomini così, lavoratori, di preghiera, vicini, vicini al popolo di Dio … diciamolo in una parola: uomini che sappiano fare la veglia”.