Daspo urbano. Siamo sicuri che sia la soluzione del problema della povertà? (di C. Meier)

Il Comune di Genova ha reso operativa da ieri la misura del Daspo urbano che prevede un allontanamento di 48 ore dalle zone  centrali della città incluse: Piccapietra, Piazza della Vittoria, Centro Storico, Sottoripa e San Lorenzo, per i cittadini che non rispettano il decoro urbano. Il nuovo regolamento caldeggiato dall’amministrazione di centrodestra intende tutelare a pieno la sicurezza dei cittadini e valorizzare al meglio le zone a potenziale alta densità turistica di Genova. La discussa iniziativa della giunta Bucci fa proprie le deleghe concesse dal pacchetto leggi in materia di ordine pubblico presentato dal Ministro degli Interni Minniti nell’aprile del 2017; il Decreto Ministeriale mirava di principio ad ostacolare l’abusivismo commerciale, l’accattonaggio molesto, il vandalismo e tutti quegli atteggiamenti individuali che rendono disagevole per la collettività  l’accesso e l’utilizzo di infrastrutture turistiche o la permanenza in zone verdi e aree di rinomato valore artistico, paesaggistico, storico-culturale. Il febbraio scorso il progetto di sperimentazione Daspo urbano è stato sottoposto all’ufficio della Prefettura di Genova dall’ Assessore Garassino e il Sindaco Bucci per valutarne di comune intesa una eventuale sperimentazione con verifiche trimestrali sui risultati. Non mancano a proposito le prime critiche mosse all’amministrazione locale dagli esponenti dell’associazionismo socio-assistenziale genovese, i quali rivendicano maggiori attenzioni e tutele per i sempre maggiori casi di disagio e barbonismo che si susseguono nel centro cittadino. E’ senza alcun dubbio comprensibile la volontà di Tursi di proteggere l’appeal turistico di Genova in previsione dell’ arrivo dell’alta stagione, sia per ragioni di ricaduta economico commerciale che di ospitalità cittadina, ma crediamo anche che colpevolizzare la povertà estrema non sia il metodo migliore per combatterla e sconfiggerla. La ghettizzazione del disagio, insegnano i sociologi, ha sempre ampliato il divario fra classi benestanti e poverissime, senza purtroppo allenire le società contemporanee da questo drammatica forma di malessere. Sapere attirare i turisti è una necessità economica per Genova, ma non dimentichiamo che non c’è nulla di più inospitale di una ostentata e sfortunatamente presunta ricchezza; sarebbe più indicato combattere coraggiosamente contro quei vincoli economici, supinamente accettati, che impongono una capacità di spesa in investimenti e tutele sociali eccessivamente limitata a tutte le nostre amministrazioni locali, Comune di Genova incluso; bisognerebbe mostrare altrettanta attenzione  alla modifica del Patto di stabilità degli Enti locali per provare a lanciare un segnale di vero cambiamento nell’amministrazione della città. Solo così si potrà sconfiggere lo scomodo problema della crescente povertà, non nascondendo la polvere sotto il tappeto di casa, ma affrontando con metodo e visione le difficoltà che riguardano tutta la nostra comunità, sia i disagiati che gli integrati.

Christian Meier