Dichiarazione comune tra Chiesa Cattolica e Assira su vita sacramentale. Papa: ulteriore passo verso celebrazione allo stesso altare

“Con voi rendo grazie al Signore per l’odierna firma della Dichiarazione comune, che sancisce la lieta conclusione della fase riguardante la vita sacramentale”. Così Papa Francesco ai membri della Commissione Mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell’Oriente, felice per quello che ha detto essere un ulteriore passo verso “quel giorno benedetto e tanto atteso, nel quale avremo la gioia di celebrare allo stesso altare la piena comunione nella Chiesa di Cristo”. Un ulteriore passo che è innanzitutto un ulteriore avvicinamento tra le due Chiese dopo la storica Dichiarazione cristologica del 94, firmata a Roma nel 1994. “Confessata la stessa fede nel mistero dell’Incarnazione . ha ricordato il papa nel suo messaggio – la Commissione mise in programma due fasi: una sulla teologia sacramentale e una sulla costituzione della Chiesa . Il Pontefice ha particolarmente messo in evidenza l’importanza del segno della croce in questo cammino ecumenico comune, “simbolo esplicito di unità tra tutte le celebrazioni sacramentali: “Facendo il segno della croce, richiamiamo le piaghe di Cristo, quelle piaghe che la risurrezione non ha cancellato, ma ha riempito di luce. Così pure le ferite dei cristiani, anche quelle aperte, quando sono attraversate dalla presenza viva di Gesù e dal suo amore, diventano luminose, diventano segni di luce pasquale in un mondo avvolto da tante tenebre”. “Quando guardiamo alla croce o facciamo il segno della croce – ha inoltre sottolineato il Papa – siamo anche invitati a ricordarci dei sacrifici sofferti in unione con quello di Gesù e a stare vicini a quanti portano oggi una croce pesante sulle spalle”. “Alcuni autori della Chiesa Assira dell’Oriente hanno inserito il segno della croce tra i misteri sacri, nella convinzione che ogni celebrazione sacramentale dipenda proprio dalla Pasqua di morte e risurrezione del Signore”. Secondo Francesco questa è una “bella intuizione”, perché “il Crocifisso Risorto è la nostra salvezza e la nostra stessa vita” e “dalla sua croce gloriosa” “sgorga l’unità tra i sacri misteri che celebriamo, ma anche tra di noi, che siamo stati battezzati nella stessa morte e risurrezione del Signore”.

E riferendosi al “violento terremoto al confine tra l’Iraq, terra natia della vostra Chiesa, e l’Iran, dove pure si trovano da lunga data delle vostre comunità, come anche in Siria, in Libano e in India”, ha ribadito come in generale “anche la Chiesa Assira dell’Oriente, insieme ad altre Chiese e a tanti fratelli e sorelle della regione”, non sia esente da gravi “persecuzioni” e “deserti culturali e spirituali” causati dai conflitti, e, anzi, sia “testimone di violenze brutali, perpetrate in nome di estremismi fondamentalisti” . “Situazioni di così tragica sofferenza – ha concluso Francesco – si radicano più facilmente in contesti di grande povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, in gran parte dovuti all’instabilità, fomentata anche dagli interessi esterni, e dai conflitti, che recentemente hanno provocato situazioni di grave bisogno, originando veri e propri deserti culturali e spirituali, nei quali diventa facile manipolare e incitare all’odio”.Da qui, l’invito di Papa Francesco “a camminare, confidando nell’aiuto di coloro che “hanno dato la vita seguendo il Crocifisso”, “gli antesignani e i patroni della nostra comunione visibile in terra”.

 

 

 

Francesco Donat-Cattin