Duello Merkel Seehofer, chi rischia davvero è l’UE (di C. Meier)

Secondo la stampa tedesca, il governo Grosse Koalition capeggiato dalla Merkel, è messo sotto ostaggio dai ricatti del Ministro dell’Interno conservatore Horst Seehofer – membro della CSU – il quale avrebbe chiesto alla Cancelliera di proporre misure concrete nel tempo massimo di due settimane, per contrastare l’immigrazione clandestina e virare maggiormente a destra la politica migratoria dell’esecutivo. La tematica dei rifugiati ha contribuito a indebolire le percentuali di voto al partito guidato dalla Merkel, successivamente alle coraggiose politiche d’ospitalità dei migranti da lei stessa attuate nel 2015.
Seehofer ha più volte dichiarato che intenderà chiudere i confini tedeschi ai rifugiati, se non si raggiungerà un accordo risolutivo al vertice europeo
in programma il 28-29 giugno, dei Ministri degli Interni dei paesi UE.

Dietro alle dichiarazioni di Seehofer c’è l’indubbia volontà di corrodere il consenso crescente al partito di destra AfD e il tentativo di cercare una sponda
Italiana con la Lega a trazione sovranista: non può sfuggire a proposito un entente cordiale fra il neo Ministro italiano Salvini, il quale ha riferito dopo un colloquio telefonico con il suo omologo tedesco di apprezzarne le politiche in tema di sicurezza ed immigrazione. Angela Merkel è diventata un facile bersaglio elettorale per la CSU della quale Seehofer è l’indiscusso leader politico; è stata Mutter Angela ha permettere con un gesto di straordinaria umanità l’integrazione in Germania a circa un milione di rifugiati nel solo 2015: per questo motivo ha ottenuto un risultato deludente alle scorse elezioni nazionali. Secondo sondaggi politici, in Germania la questione immigrati è ancora il vero cavallo elettorale, d’altronde non potrebbe essere diversamente, contrariamente al caso Italiano l’economia tedesca ha raggiunto il livello massimo storico di benessere e la piena occupazione con il 3.5% di tasso dei disoccupati. La paura strisciante dell’elettorato tradizionale tedesco è solamente quella che il numero dei rifugiati e richiedenti asilo aumenti nuovamente.

Una fotografia fedele dei flussi d’accoglienza attuali mostra però delle profonde differenze rispetto a tre anni fa: ogni anno arrivano in Germania circa 200.000 rifugiati, esattamente un quinto rispetto ai flussi che hanno scatenato la psicosi da invasione, anche grazie all’accordo siglato con la Turchia nella primavera del 2016 e alla chiusura della rotta balcanica. Questa è la motivazione per la quale i rifugiati deviano la propria rotta verso l’Italia attraversando la Libia; dimostrazione del fatto che la crisi migratoria della quale parlano specularmente molti politici non solo tedeschi assume un significato meramente speculare e funzionale alla raccolta del facile consenso.

Seehofer sostanzialmente chiede la rigorosa applicazione delle regole di Dublino III, che stabiliscono che la responsabilità dell’esame di una domanda di asilo di un rifugiato spetti al primo paese ospitante, questione non gradita alle autorità italiane, le quali caldeggerebbero per la creazione di centri di identificazione ed espulsione collocati ai confini estremi dell’Europa: Salvini ha difatti dichiarato ieri che il tema non è distribuire il carico degli immigrati, ma creare le condizioni affinché l’Europa ne debba accogliere sempre meno, limitando le operazioni delle ONG.

E’ possibile che la crisi dei migranti partorisca una caduta di governo in Germania, l’asse Seehofer Salvini può mettere in discussione tutto l’impianto di Scenghen, la Merkel ha capito che gli equilibri europei si stanno modificando e cercherà in extremis di modificare in corsa i regolamenti di Dublino. Basterà?

L’Europa è fortemente spezzata riguardo la politica d’accoglienza migranti: polacchi e ungheresi hanno una propria agenda e rifiutano di accogliere qualsiasi richiedente asilo. L’Europa meridionale non può sopportare l’arrivo di nuovi rifugiati e chiede maggiore solidarietà ai paesi del Nord, la Francia ha per motivi di sicurezza interna chiuso le frontiere, cosa può fare ancora la Merkel?
Lavorare per una migliore redistribuzione, se ci riuscirà salverà l’UE altrimenti le succederà un nuovo Cancelliere, il quale in nome delle nascenti identità ed egoismi degli stati sovrani, dichiarerà il fallimento di un’ intera stagione politica, che dalla firma di Maastricht del 93’ ha dettato le linee guida della globalizzazione, mai così ferita e pronta a lasciare il passo al ritorno degli stati nazionali.

Christian Meier