Francesco a Riga. “Non dimenticare gli orrori del nazismo e dello stalinismo. E rompere gli schemi che imprigionano il Vangelo” (di S.Izzo)

Far risuonare il Vangelo nel mondo di oggi significa “rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo”. A Riga, capitale della Lettonia, nell’incontro ecumenico nella Cattedrale Luterana di Santa Maria, costruita nel XIII secolo come cattolica, e che oggi e’ la piu’ grande chiesa medievale del Baltico, Papa Francesco ha offerto una chiave di lettura della crisi che sembra aggredire il Pontificato ma che in realta’ e’ l’espressione della sua grande vitalita’. Citando l’esortazione apostolica “Evangeli gaudium”, il suo documento programmatico, il Papa ha aggiunto infatti: “ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni piu’ eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale”. “Alcuni – ha osservato – possono arrivare a dire: sono tempi difficili e complessi quelli che ci capita di vivere. Altri possono arrivare a pensare che, nelle nostre societa’, i cristiani hanno sempre meno margini di azione e di influenza a causa di innumerevoli fattori come ad esempio il secolarismo o le logiche individualiste”.

Secondo Francesco, “questo non puo’ portare a un atteggiamento di chiusura, di difesa e nemmeno di rassegnazione”. “Non possiamo – ha detto Bergoglio – fare a meno di riconoscere che certamente non sono tempi facili, specialmente per molti nostri fratelli che oggi vivono nella loro carne l’esilio e persino il martirio a causa della fede. Ma la loro testimonianza ci conduce a scoprire che il Signore continua a chiamarci e invitarci a vivere il Vangelo con gioia, gratitudine e radicalita’”.

“Se Cristo ci ha ritenuti degni di vivere in questi tempi, in questa ora, l’unica che abbiamo, non possiamo lasciarci vincere dalla paura ne’ lasciare che passi senza assumerla con la gioia della fedelta’”, ha spiegato assicurando che “il Signore ci dara’ la forza per fare di ogni tempo, di ogni momento, di ogni situazione un’opportunita’ di comunione e riconciliazione con il Padre e con i fratelli, specialmente con quelli che oggi sono considerati inferiori o materiale di scarto”. “Se Cristo ci ha ritenuti degni di far risuonare la melodia del Vangelo, smetteremo di farlo?”, ha domandato a questo punto il Papa, che ha preso come esempio l’importanza storica e culturale della Cattedrale ex cattolica che ospitava l’incontro, che ha definito “un emblema di questa citta’” e della quale ha citato in particolare l’antico e monumentale organo a canne, ancora funzionante, come abbiamo potuto ascoltare. “Per il residente di questo luogo – ha detto – rappresenta piu’ di un organo monumentale, e’ parte della sua vita, della sua tradizione, della sua identita’. Invece, per il turista, e’ naturalmente un oggetto artistico da conoscere e fotografare. E questo e’ un pericolo che sempre si corre: passare da residenti a turisti. Fare di cio’ che ci identifica un oggetto del passato, un’attrazione turistica e da museo che ricorda le gesta di un tempo, di alto valore storico, ma che ha cessato di far vibrare il cuore di quanti lo ascoltano”. Secondo Francesco, “con la fede ci puo’ succedere esattamente la stessa cosa. Possiamo smettere di sentirci cristiani residenti per diventare dei turisti. Di piu’ – ha concluso – potremmo affermare che tutta la nostra tradizione cristiana puo’ subire la stessa sorte: finire ridotta a un oggetto del passato che, chiuso tra le pareti delle nostre chiese, cessa di intonare una melodia capace di smuovere e ispirare la vita e il cuore di quelli che la ascoltano”.

Francesco si e’ rivolto ai sacerdoti e cattolici anziani che lo hanno accolto nella Cattedrale di San Giacomo a Riga. “Siete stati sottoposti – ha detto loro -ad ogni sorta di prove: l’orrore della guerra, e poi la repressione politica, la persecuzione e l’esilio. E siete stati costanti, avete perseverato nella fede”. “Ne’ il regime nazista ne’ quello sovietico – ha riconosciuto il Papa – hanno spento la fede nei vostri cuori e, per alcuni di voi, non vi hanno fatto desistere neppure dal dedicarvi alla vita sacerdotale, religiosa, a essere catechisti, e a diversi servizi ecclesiali che mettevano a rischio la vita; avete combattuto la buona battaglia, state per concludere la corsa, e avete conservato la fede”.

“Voi, che avete attraversato molte stagioni, siete – ha detto ancora il Papa ai preti e laici che hanno subito violenze e deportazioni da nazismo e stalinismo – testimonianza viva di costanza nelle avversita’, ma anche del dono della profezia, che ricorda alle giovani generazioni che la cura e la protezione di quelli che ci hanno preceduto sono gradite e apprezzate da Dio, e che gridano a Dio quando sono disattese”. “Voi che avete attraversato molte stagioni, non dimenticatevi – ha chiesto loro citando un sonetto di Bernandez – che siete radici di un popolo, radici di giovani germogli che devono fiorire e portare frutto; difendete queste radici, mantenetele vive perche’ i bambini e i giovani si innestino li’, e capiscano che ‘tutto cio’ che sull’albero e’ fiorito, vive di cio’ che giace sotterrato'”.

Salvatore Izzo per Agi

Nella foto: Un momento della preghiera ecumenica cattedrale luterana di Santa Maria a Riga