Giornata Missionaria Mondiale, la Missio ad gentes anche in rete. Senza proselitismo (di F. Gnagni)

Oggi, pensando anche alla rete, “il termine ‘ad gentes’ riguarda tutte quelle persone che non conoscono il messaggio di Cristo. In un mondo che non è più legato ai continenti, ma dove questi sono tornati ad essere un’unica realtà, superando gli oceani, noi non possiamo più parlare dicendo: noi siamo, voi siete, essi sono. Quindi l’annuncio del Vangelo, con questa realtà molto aperta e ampia, va fatto anche ad esempio all’interno delle antiche Chiese europee, con la presenza di immigrati ma anche di gente che ha perso il senso della propria fede. Qui c’è da fare un’opera missionaria, anche come se fosse la prima volta. L’annuncio ad gentes si verifica anche lì nelle nostre diocesi tradizionali, una volta considerate cristiane, dove abbiamo tanta presenza di persone che non conoscono il Vangelo”.

Lo ha affermato il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nel corso della conferenza stampa in occasione della Giornata Missionaria Mondiale che quest’anno si celebra il 21 ottobre. E che ha come tema, conferitogli dal Santo Padre nel Messaggio pubblicato il 20 maggio 2018: “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”.

“Il Papa non parla in termini di maestro, ma sta con le persone e le coinvolge, dicendo che il messaggio ci è stato affidato da Gesù stesso, e non solo al Papa o ai vescovi. Risvegliando la caratteristica di ogni battezzato, e dei giovani, di essere missionari. Il Papa dice: la vita è una missione. Non c’è una vita inutile, ogni vita in sé ha una dimensione missionaria. Naturalmente con delle vocazioni che si diramano e si specificano. Ma tutte le vocazioni implicite in una vita sono una missione, e hanno come punto di partenza e di termine la propria fede”.

Qual è, cioè, si è domandato il cardinale, il cuore di questa missione? “Lo dice il Papa: Gesù Cristo. C’è una dimensione cristocentrica sulla quale il Papa richiama l’attenzione. La Chiesa ha ricevuto gratuitamente il Vangelo e gratuitamente lo dà. I giovani sono coloro che per primi annunciano questo senso del dare Cristo, promotori dell’annunzio di Gesù Cristo. La domanda che fa il Papa è: che cosa farebbe Cristo al mio posto? Ci fa cioè focalizzare su Cristo e su come agirebbe”.

Trasmettere il Vangelo “fino ai confini della terra è la vocazione della nostra congregazione”, ha così continuato il prefetto. Facendolo ad gentes, per oltre i due terzi della popolazione mondiale. “A volte c’è la percezione che sia calato l’entusiasmo, lo zelo. Ma non c’è nessun popolo su questa terra che non sia destinatario, che non abbia la possibilità di accogliere il Vangelo. Mentre a volte si può insinuare l’idea che toccare popoli con certe culture o tradizioni non sia buono, non sia il massimo. Invece no: trasmettere la fede fino ai confini della terra è parte essenziale del dono ricevuto. Se ami Gesù lo comunichi. E con la fede non c’è solo un contenuto, ma anche una cooperazione”.

“Noi vogliamo annunziare il Vangelo e testimoniarlo con un atto profondo di amore, che non è qualcosa di teorico ma implica una partecipazione”, ha poi concluso il cardinale, parlando del Sinodo del 2019. “Che non è ovviamente solo sull’ecologia dell’amazzonia, ma anche sulla missionarietà e l’evangelizzazione”, è stato spiegato durante la conferenza. “Sono le persone il centro dell’attenzione. L’ecologia non mette la natura al centro, ma le persone che vivono in queste realtà. Fatte di ambienti, tradizioni e culture, storie, e quando si sconnettono questi ambienti abbiamo avvelenamenti, inquinamento, distruzione, con la convinzione che si possano utilizzare dei luoghi mettendo da parte le persone. Questi appelli non devono cadere nel vuoto”.

Il senso del messaggio trasmesso dalla conferenza è infatti tutto centrato su come cambia la missionarietà oggi, su come invece continua a portare avanti la sua opera immutabile, e quali sono invece le nuove forme di azione da sperimentare, nella rete, nei paesi più lontani o all’interno dell’Europa vecchia e stanca, come spesso l’ha descritta il pontefice. “Cambia il mondo, anche le opere pontificie devono guardare a nuove forme per raccogliere denaro necessario. Per esempio internet è un grande mondo dove ci sono anche possibilità in questo senso, che potremo scoprire di più. Qualche direzione nazionale lo sta già facendo”, ha infatti poi spiegato Fabrizio Meroni, segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, direttore del CIAM e direttore dell’Agenzia Fides.

Si tratta cioè, ha commentato Meroni, di “risvegliare ardore passione e zelo per la missione della Chiesa, con la peculiarità di porre al cuore e al centro di questo risveglio la missio ad gentes. Cioè di recuperare con forza la dimensione dell’annuncio ai non cristiani, quello che in termini catechetici chiamiamo annuncio kerigmatico della morte e resurrezione di Gesù, a realtà culturali e religiose che non solo non hanno semplicemente o formalmente conosciuto Gesù Cristo, ma che di fatto non ne sono plasmate, o addirittura hanno anche reagito in maniera violenta a questa presenza e testimonianza”.

“Non si deve confondere la proposta e la testimonianza con la violenza, come talvolta accade per forme di proselitismo. Questo è inaccettabile”, ha tuttavia concluso il cardinale Filoni, interpellato dai giornalisti presenti in sala sul senso della parola proselitismo, talvolta incompreso o travisato. Durante il Sinodo, non a caso, l’agenzia vaticana Fides ha distribuito un dossier sui giovani cristiani uccisi per la diffusione del Vangelo. “Una realtà che vorremmo sottolineare”, ha commentato padre Meroni. Ma per “riscoprire la missionarietà della Chiesa a partire dal primo annuncio, la missio ad gentes”.

Francesco Gnagni