I migranti della nave Diciotti se ne vanno senza salutare. Questo fa di loro dei maleducati, ma non dei terroristi

La stampa di Destra mena grande scandalo per il fatto che la maggior parte dei migranti già trattenuti a bordo della Nave Diciotti, ancorata nel porto di Catania, si sono eclissati dalla struttura situata in una amena località dei Castelli Romani ed appartenente ai Padri Gesuiti in cui erano stati ospitati per iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana.

Tale sito era destinato inizialmente a costituire la sede di un sodalizio denominato profeticamente “Per un Mondo Migliore”, promosso da Padre Lombardi zio, da non confondere con il nipote Padre Federico, anch’egli – come il suo congiunto – appartenente alla Compagnia di Gesù.

La parentela non deve ingenerare equivoci: mentre infatti il minore per età dei due Religiosi, che ci onora della sua amicizia, è uno dei più stretti e fedeli collaboratori dell’attuale Pontefice, il più anziano si ritirò sui Colli Albani in aperta polemica con gli orientamenti conciliari e post conciliari assunti dalla Chiesa.

Il Centro “Per un Mondo Migliore”, che si proponeva di raggruppare i proto tradizionalisti, pare sia stato a suo tempo aiutato dall’Onorevole Andreotti, notoriamente sodale del Gesuita passato alla storia con il soprannome di “Microfono di Dio”, affibbiatogli per via del suo irruento apporto alla campagna elettorale del 1948.

Se l’opposizione a comunismo sovietico risultava in sé ineccepibile, non lo era altrettanto l’ipoteca clericale e confessionalista che Padre Lombardi “Major” tentò di imprimere alla Democrazia Cristiana, mettendo su questo partito – insieme con Luigi Gedda, fondatore dei “Comitati Civici” – una ipoteca destrorsa e reazionaria.

L’allora Cardinale Roncalli, Patriarca di Venezia, cacciò dall’Arcidiocesi il “Microfono di Dio”, sbarcato sulla Laguna con intenti particolarmente bellicosi, ed in tale occasione lo definì pubblicamente con il termine di “Franc Tireur”.

Tale denominazione, appresa dal Nunzio Apostolico durante il suo soggiorno parigino, era stata rivendicata nel corso della Resistenza dai Partigiani delle “Forze Francesi dell’Interno”, ma in origine designava i civili che agivano dietro le linee dei Prussiani durante la guerra del 1870.

La parola “Franc Tireur” non ha però in francese un significato elogiativo, dal momento che definisce chi fa parte di truppe irregolari e indisciplinate: ed in tale accezione lo usò Monsignor Roncalli a proposito di Padre Lombardi.

Il “Mondo Migliore” è comunque oggi quello che si sforzano di costruire gli uomini di buona volontà dediti ad aiutare i migranti, a costo di essere bersagliati con epiteti ben più esplicitamente peggiorativi di quello impiegato da Roncalli con un forbito francesismo.

Uno di questi neologismi è “maglia rossa”, dal nome dell’indumento indossato dai partecipanti ad una manifestazione in favore dell’accoglienza, ma anche allusivo ad una asserita nostalgia del comunismo che ancora affliggerebbe la Sinistra ad avviso dei redattori del Giornale, di Libero “et similia”.

I quali addebitano all’opposizione una complicità con quanti, eclissandosi da Albano Laziale e sottraendosi ad una valutazione delle loro credenziali quali rifugiati politici, si sarebbero qualificati come volgari immigrati economici clandestini.

E’ indubbio che costoro si trovino già in gran parte all’estero, essendo riusciti ad esfiltrarsi – con l’aiuto di una rete di complicità già attivata ben prima del loro sbarco a Catania – in direzione di Paesi in cui il mercato lavorativo è ancora in grado, più che in Italia, di assorbire mano d’opera “in nero”.

Se così è, come tutto fa pensare, meglio naturalmente per loro, ma anche meglio per noi: Salvini dovrebbe rallegrarsi del fatto che non dovremo più mantenerli.

Rimane naturalmente sullo sfondo l’insinuazione che costoro intendessero in realtà celare le finalità di terrorismo, o comunque di eversione islamista, insite nel loro viaggio.

I giornali di Destra non tengono conto in primo luogo del fatto che tutti quanti i migranti imbarcati sulla Nave Diciotti erano già stati debitamente identificati: se tra di loro si trovavano dei sospetti, le Autorità di Polizia Giudiziaria dovevano segnalarne immediatamente la presenza ed adottare i conseguenti provvedimenti di loro competenza.

L’esperienza criminologica rivela comunque che quasi nessun terrorista è stato spedito in Italia sui “barconi” e sui “gommoni”.

Si registra soltanto qualche sporadico caso di radicalizzazione avvenuta dopo lo sbarco, dovuta al soggiorno in centri di detenzione, o addirittura nelle carceri, ma non vi è traccia di un piano organizzato dagli islamisti per infiltrare attraverso questa via delle persone incaricate di commettere attentati.

E’ dunque da respingere tanto l’asserita motivazione criminale dei migranti sbarcati a Catania quanto – a maggiore ragione – una complicità premeditata in questo disegno da parte di chi si occupa della solidarietà nelle sue diverse forme.

Tutto ciò premesso, un rilievo deve essere mosso anche ai migranti che si sono allontanati dal Centro di Albano Laziale.

Quando si è stati ospitati in casa d’altri, al momento di congedarsi si deve ringraziare chi ha ricevuto il forestiero.

A maggiore ragione quando per offrire un letto ed un pasto dignitoso il padrone di casa ha affrontato delle critiche ingiuste e combattuto una battaglia politica e giuridica che i suoi beneficiati dovrebbero apprezzare.

Se quanti hanno preso il treno per la Francia o per l’Europa Centrale avessero lasciato sul letto un biglietto, redatto nelle loro rispettive lingue, con su scritto semplicemente “Grazie”, non ci sarebbe motivo di criticarli.

Essi, infatti, non hanno mai detto che volevano restare da noi, ma noi li abbiamo comunque aiutati ad ottenere quanto volevano ed a raggiungere la loro meta.

Si ripete una situazione che abbiamo vissuto personalmente, e cioè la mancanza di dialogo tra i movimenti di Sinistra nostrani e i soggetti politici stranieri che ci si proponeva di aiutare.

Gli obiettivi non erano coincidenti, divergendo in modo inconciliabile le linee politiche.

L’obiettivo della Sinistra europea consisteva nell’ampliare i margini di libertà e di democrazia vigenti nei nostri Paesi e nel sostenere tutte le lotte per l’emancipazione politica ed economica intraprese altrove ospitando e sostenendo quanti vi erano impegnati.

Una rivoluzione come la intendevano i nostri interlocutori era però impossibile, e la sua promozione ci avrebbe condotti a rinnegare il metodo legalitario su cui tutte le correnti progressiste concordavano, a prescindere dalle divergenze; tanto mono eravamo disposti ad assecondare operazioni di spionaggio e di destabilizzazione promosse da potenze straniere.

Oggi l’aiuto ai migranti deve avvenire nel rispetto della Legge: se abbiamo criticato e combattuto Salvini, è in quanto è stato lui a volarla.

Noi dissentiamo dalla Destra e la combattiamo duramente perché essa postula una evoluzione in senso autoritario e illiberale del nostro sistema giuridico.

Con i nostri interlocutori stranieri, tutto questo deve essere chiarito prima di intraprendere ogni disegno di collaborazione.

Che risulta necessario, ma deve essere realizzato nell’ambito dei principi fondamentali del nostro Diritto e del nostro pensiero politico.

Diciamo dunque francamente ai migranti allontanatisi da Albano Laziale: “Un’altra volta, prima di uscire, salutate: altrimenti, siete dei maleducati, se non degli eversori”.

 

 

Mario Castellano