I vescovi siciliani su Riace. Accoglienza, legalità e prossimità sono le vie indicate dal Vangelo

“Come vescovi di questa Isola posta al centro del Mediterraneo, terra di mezzo e ponte tra le culture, approdo ravvicinato di migranti e rifugiati, ribadiamo con forza e chiarezza il diritto alla vita, al rispetto della dignità umana e all’integrità fisica, conforme alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e alla nostra Costituzione repubblicana”.

Ad affermarlo i pastori delle diciotto diocesi di Sicilia nel comunicato finale della sessione autunnale della Conferenza episcopale siciliana che si è svolta nel capoluogo dal 12 al 14 settembre scorso, alla vigila della visita apostolica di Papa Francesco a Piazza Armerina e a Palermo. Parlando del “problema ecclesiale delle migrazioni”, i vescovi affermano: “Siamo consapevoli delle difficoltà oggettive a cercare e trovare soluzioni politiche soddisfacenti rispetto alla complessità della situazione creatasi con un fenomeno migratorio sempre più dilagante. Ma siamo altresì convinti che le soluzioni da trovare devono essere espressione di quella pietas che è costitutiva del nostro umanesimo e che si traduce in accoglienza, soccorso e solidarietà, nomi vecchi e nuovi della pace”.

Parlando di questa “pietas” che ispira l’impegno concreto e quotidiano di tanti uomini e donne siciliani, i vescovi rivolgono “un pensiero affettuoso e un ringraziamento” soprattutto “alle famiglie di Sicilia che, da un lato, sono alle prese con le difficoltà lavorative dei loro figli e dall’altro sono le prime protagoniste nell’accogliere persone bisognose”.

Nel documento i presuli citano Welkomig Europe, “iniziativa popolare di cittadini europei ‘per chiedere alla commissione europea di agire per decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri per i rifugiati, proteggere le vittime di abusi e violazioni e garantire l’accesso alla giustizia’. C’è chi crede che non si può restare indifferenti al degrado culturale piuttosto evidente se si considera il ‘fallimento dei governi nazionali nel gestire i flussi migratori e alla messa in discussione dell’intero progetto europeo’. La descrizione è chiara: ‘In Italia, approdi negati, naufraghi tenuti in ostaggio per giorni e accuse infamanti contro i soccorritori nel Mediterraneo. In Ungheria muri, cani e barriere elettrificate. In Croazia, pestaggi e violenze dei gendarmi sui profughi’”.

“Pur rispettando non solo la dialettica politica ma anche punti di vista dei nostri fedeli cattolici che manifestano opinioni differenti o addirittura contrarie, dovremmo sempre ribadire che l’accoglienza nella legalità e la prossimità restano vie obbligate della pratica del Vangelo”.

È quanto si legge nel comunicato finale della sessione autunnale della Conferenza episcopale siciliana che si è svolta a Palermo dal 12 al 14 settembre scorsi.

“Rifiutiamo perentoriamente – dicono i vescovi siciliani – ogni strumentalizzazione ideologica che pretenderebbe di collocare politicamente ‘a sinistra’ o ‘a destra’ la verità del messaggio umano di Gesù, di cui vogliamo essere interpreti e testimoni, in questo momento storico che interpella le coscienze e chiede a ciascuno di operare per il bene comune, di promuovere la giustizia e la pace, di rispettare la dignità di ogni uomo”.

Affrontando “il problema ecclesiale delle migrazioni”, la Conferenza episcopale sottolinea: “I migranti sono per tutti persone umane, per noi cristiani sono fratelli. Pertanto, urge che si attivino in ciascuno di noi e in particolare nelle comunità cristiane nuovi sentimenti di empatia e di immedesimazione, in nome della comune umanità, vincendo ogni indifferenza nei confronti di chi vive il disagio dell’esclusione sociale o condizioni di ingiustizie di pericolo di qualsiasi natura”.

Mentre assicurano che continueranno “a riflettere per risvegliare cristianamente la coscienza del popolo di Dio”, in chiusura al documento i vescovi delle Chiese di Sicilia ribadiscono il loro impegno evangelico: “Come pastori vogliamo fare emergere il volto popolare di una ‘Chiesa in uscita’ sempre più capace di correre il rischio di impolverarsi ‘lungo le strade e in compagnia degli uomini’.

“Pur rispettando non solo la dialettica politica ma anche punti di vista dei nostri fedeli cattolici che manifestano opinioni differenti o addirittura contrarie, dovremmo sempre ribadire che l’accoglienza nella legalità e la prossimità restano vie obbligate della pratica del Vangelo”. È quanto si legge nel comunicato finale della sessione autunnale della Conferenza episcopale siciliana che si è svolta a Palermo dal 12 al 14 settembre scorsi.

“Rifiutiamo perentoriamente ogni strumentalizzazione ideologica che pretenderebbe di collocare politicamente ‘a sinistra’ o ‘a destra’ la verità del messaggio umano di Gesù, di cui vogliamo essere interpreti e testimoni, in questo momento storico che interpella le coscienze e chiede a ciascuno di operare per il bene comune, di promuovere la giustizia e la pace, di rispettare la dignità di ogni uomo”.

Affrontando “il problema ecclesiale delle migrazioni”, la Conferenza episcopale sottolinea: “I migranti sono per tutti persone umane, per noi cristiani sono fratelli. Pertanto, urge che si attivino in ciascuno di noi e in particolare nelle comunità cristiane nuovi sentimenti di empatia e di immedesimazione, in nome della comune umanità, vincendo ogni indifferenza nei confronti di chi vive il disagio dell’esclusione sociale o condizioni di ingiustizie di pericolo di qualsiasi natura”.

Mentre assicurano che continueranno “a riflettere per risvegliare cristianamente la coscienza del popolo di Dio”, in chiusura al documento i vescovi delle Chiese di Sicilia ribadiscono il loro impegno evangelico: “Come pastori vogliamo fare emergere il volto popolare di una ‘Chiesa in uscita’ sempre più capace di correre il rischio di impolverarsi ‘lungo le strade e in compagnia degli uomini’”.

 

Fonte: Sir