Ici. Monsignor D’Ercole: ci sarà un accordo ma gli attacchi alla Chiesa sono frutto di un pregiudizio

“C’è un preconcetto ideologico contro le attività ecclesiastiche da parte di chi crede che la Chiesa faccia tutto per scopi di lucro. Ma non è così, questa mentalità va cambiata”. Lo afferma il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, intervenuto sul Resto del Carlino in merito alla sentenza della Corte Europea sull’esenzione dell’Ici concessa alla Chiesa.

“Si dovrebbe fare un pò di chiarezza – ha spiegato monsignor D’Ercole –. Fino al 2011, infatti, le strutture operanti nel terzo settore non dovevano pagare l’Imu, mentre dal 2012 la legge è cambiata, prevedendone il pagamento da parte di tutti coloro che svolgevano attività a scopo di lucro, dunque anche da parte delle organizzazioni religiose Credo si tratti di una cosa giusta e alla fine, per chi deve mettersi in regola, sono convinto che alla fine si arriverà a un accordo per il versamento di tali tributi arretrati”.

“Noi, sul nostro territorio – ha precisato il presule orionino – non abbiamo organizzazioni religiose che svolgono attività ricettive, scolastiche o sportive, chiedendo appunto dei contributi economici”.

“Dispiace, però – ha concluso il vescovo D’Ercole – vedere che in tanti stanno puntando il fucile contro la Chiesa”.

Secondo il professor Giovanni Barbara, “la prima domanda che tutti dovremmo porci è perché il nostro paese debba recuperare gli importi relativi alla vecchia l’ICI (imposta comunale sugli immobili) non pagata e non l’IMU (imposta municipale unica). La risposta è che si tratta di imposte regolate diversamente. Prima del 2012 l’esenzione era totale, mentre dopo il 2012, in seguito all’entrata in vigore dell’IMU varata dal Governo Monti, l’esenzione ha riguardato esclusivamente i locali destinati al culto, criterio peraltro ritenuto condivisibilissimo anche in sede comunitaria”.

“Tornando al recupero dei rimborsi 2006-2011, un primo ordine di difficoltà – ha scritto il giurista sul Sole 24 Ore – non può che derivare dall’applicabilità del provvedimento europeo, in assenza di norme di legge in base alle quali valutare modalità e tempi di recupero. Ci vorrà del tempo, dunque, e ci vorranno delle leggi, ma nel frattempo è fuori dubbio che la Chiesa Cattolica stia pagando quanto dovuto e che, con l’IMU in vigore, stia osservando una legge dello Stat e la posizione è stata ribadita anche da mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Cei, il quale ha giustamente ravvisato nella pronuncia pericoli di compromissione di servizi assistenziali, sanitari, culturali e formativi che non riguardano solo ed esclusivamente la Chiesa Cattolica”.

“In pratica – conclude il professor Barbara sul Sole 24 Ore – secondo alcune notizie trapelate dal Tesoro, sembrerebbe che vista l’effettiva impossibilità di accertamenti attendibili, anche a causa della mancanza di documenti fiscali che la Chiesa non era tenuta a conservare durante il periodo interessato dal provvedimento, si tratterebbe di attuare un soluzione di sanatoria, di pace fiscale, mirante al recupero parziale delle somme”.