Il 4 novembre non è la festa della guerra. Mattarella: il fascismo è l’esasperazione del nazionalismo

“Il 4 novembre 1918 è il giorno della piena conquista dell’Unità d’Italia, con Trento e Trieste, al prezzo di centinaia di migliaia di morti e di sofferenze immani”. Ma “il fascismo fece propria e diffuse l’idea della guerra ‘generatrice’ della Patria, attraverso il sangue degli italiani”. E “l’esasperazione del nazionalismo fu posta alla base di una supremazia dello Stato sul cittadino, di una chiusura autarchica”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un’intervista al Corriere della Sera nel centenario della fine della Grande Guerra, nella quale mette in guardia dall'”estremismo nazionalista”. I festeggiamenti odierni non devono dimenticare le 37 milioni di vittime, tra cui più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, cifra che fa della “Grande Guerra” uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana.

Il presidente della Repubblica ha reso omaggio questa mattina al Milite Ignoto all’Altare della Patria, deponendo una corona d’alloro e aprendo la giornata di celebrazioni per la Festa delle Forze Armate che quest’anno coincide con il centenario dell’armistizio con gli austriaci che ha messo fine alla Grande Guerra. Mattarella era accompagnato dal premier, Giuseppe Conte, dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dai presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, gnerale Claudio Graziano.

“Le democrazie – sottolinea il Capo dello Stato nell’intervista – hanno bisogno di un ordine internazionale che assicuri cooperazione e pace, altrimenti la forza dei loro stessi presupposti etici, a partire dall’inviolabilità dei diritti umani, rischia di diventare fragile di fronte all’esaltazione del potere statuale sulla persona e sulle comunità”.

“Oggi – afferma Mattarella – possiamo dirlo con ancora maggior forza: l’amor di Patria non coincide con l’estremismo nazionalista”, “l’amor di Patria oggi è inscindibile con i principi della nostra Costituzione, che ne sono il prodotto e il compimento”. Il presidente dice di non temere ora “la ricomparsa degli stessi spettri del passato, pur guardando con preoccupazione a pulsioni di egoismi e supremazie di interessi”. E spiega: “L’Europa si è consolidata nella coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le polemiche legate alle necessarie, faticose decisioni comuni nell’ambito degli organismi dell’Unione Europea”. “A volte – conclude Mattarella – questa interdipendenza appare a taluno come un vincolo”, “di fronte a una crisi, a un’insufficiente capacità di governo dei processi globali, si cerca nel focolare domestico la protezione dagli effetti dell’interdipendenza. Ma nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale. Ne uscirebbe emarginato e perdente. Soprattutto i giovani lo hanno compreso. Sono cresciute giovani generazioni che si sentono italiane ed europee”