Il cardinale Parolin a tutto tondo su Chiesa, società, economia: “la Chiesa appassirebbe se non si sviluppasse” (di F. Gnagni)

“L’insegnamento circa il celibato ecclesiastico, che risale alla tradizione apostolica, ha trovato nel corso della storia differenti modalità espressive nella maggioranza delle Chiese cattoliche orientali, dove gran parte dei preti sono già legittimamente sposati. Sono peraltro convinto che occorra oggi interrogarsi se il celibato sia vissuto in tutte le sue potenzialità e se sia apprezzato e valorizzato in ciascuna Chiesa particolare. Non mi aspetterei nessun drastico cambiamento su questo aspetto, se non in un’ottica di un suo graduale approfondimento a beneficio del popolo di Dio, e in particolare dell’esigenza principale della fede: l’annuncio del Vangelo all’uomo”. Lo ha affermato il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, in una intervista ad America Oggi.

“Forse troppo spesso la Chiesa è vista solo da un punto di vista psicologico, sociologico o politico. Certo, lo capisco, ma quando questo tipo di mentalità penetra acriticamente anche nelle nostre comunità, tra i fedeli e addirittura nel clero, rischiamo di entrare in un cono d’ombra, dove la realtà ci appare confusa e indistinta. La Chiesa non è un’entità puramente umana, di cui sentirci proprietari o sulla quale proiettare le nostre attese di cambiamento”, ha così continuato Parolin, con l’intento tuttavia di spiegare che “la sua reale identità non cambia, ma si arricchisce. La Chiesa appassirebbe se non si sviluppasse”.

Nella lunga conversazione avuta con il quotidiano italiano pubblicato negli Stati Uniti, il cardinale ha toccato numerosi importanti temi: l’umanità “errante” di fronte al mondo contemporaneo e all’economia globalizzata, il fenomeno delle migrazioni, l’educazione dei popoli, l’identità della Chiesa.

Per i popoli indigenti, ha detto il cardinale, “non basta, anche se è urgente e quanto mai necessario, parlarne per sensibilizzare. Occorre anche essere realmente prossimi, condividere, aiutare concretamente i loro sforzi a svilupparsi in modo degno, equo e progressivo”. In tema di economia, invece, “le risposte della Chiesa non offrono soluzioni tecniche, non è di sua competenza, ma cercano di indicare una verità più profonda e cioè che gli esseri umani da soli non sono in grado di dare risposte esaustive”.

Sull’argomento della famiglia il cardinale ha spiegato con chiarezza che senza di essa “non ci sarebbe la Chiesa e nemmeno la società umana”, ma che oggi le stesse famiglie “si trovano di fronte a grandi sfide”. Sul tema delle donne, poi, dopo aver attestato che negli ultimi anni “è cresciuta la consapevolezza a riguardo delle violenze subite dalle donne”, Parolin ha commentato dicendo che “resta ancora molto da fare”. Con “interventi legislativi”, ma in primo luogo “si tratta soprattutto di riscoprire e valorizzare la specifica dignità della donna e la sua vocazione nella società e nella Chiesa“, per la quale “si avverte il bisogno che “siano più coinvolte nei processi formativi e in quelli decisionali”.

Infine, la questione “del rinnovamento della Chiesa”, che non è “un tema occasionale. Come nella vita di ciascuno di noi è necessario tornare ogni giorno alla freschezza delle proprie origini”. Due importanti chiamate a questo rinnovamento, ha concluso il cardinale, sono due delle Esortazioni apostoliche pubblicate da Papa Francesco, ovvero Evangelii Gaudium e Gaudete et exsultate.

“Ciascuno di noi, prima o poi, sperimenta questa prova: la sensazione di vagare senza meta. E proprio a ciascuno di noi si presenta sempre, in modo irresistibile e affascinante, la certezza dell’amore di Dio e la convinzione che la nostra stessa vita è intrisa di profonda bellezza e di un luminoso significato”, ha affermato ancora il segretario, parlando, all’inizio della conversazione, del senso che viene comunemente avvertito di un’umanità in cammino e senza meta ben precisa, a cui spesso ci si può sentire sottoposti, creando un senso di prostrazione, sentendosi talvolta con le spalle al muro.

“Considero questo annuncio il compito fondamentale della Chiesa di oggi, la sua vera vocazione, come già ricordava il beato Paolo VI, soprattutto in quelle aree del mondo che si considerano più sviluppate e dove la gente pare allontanarsi dalle proprie radici cristiane”, ha commentato Parolin. Ricordando poi che dall’altro lato, c’è anche la questione delle migrazioni, che “non è una sfida solo per i leader poilitici” ma “investe anche la Chiesa”. Non a caso “Papa Francesco continuamente ci richiama all’importanza di accogliere i migranti”, riconoscendo però allo stesso tempo “che non è cosa facile”, ha sottolineato il porporato. “Sempre però la nostra fede cristiana ci ricorda che il povero e l’abbandonato non sono solo fratelli e sorelle nostri, ma rappresentano Cristo, assetato del nostro amore”.

 

Francesco Gnagni