Il cardinale più alto e il vescovo più piccolo. Pell come Golia. E Scicluna come Davide (di S. Izzo)

Una parziale ammissione di colpa avrebbe potuto evitare il carcere al cardinale George Pell? Il sistema giudiziario australiano è complicatissimo e da quello che si capisce l’avvocato difensore deve averlo pensato. E dal momento che non poteva più contestare la colpevolezza di Pell ma solo tentare di minimizzare la pena, ha usato un argomento paradossale dichiarando che quei due adolescenti l’allora responsabile della loro educazione alla fede li aveva violentati ma solo un poco, senza far loro troppo male. Un argomento talmente mal pensato che poi il legale ha diramato una nota per scusarsi e ammettere che la dichiarazione è stata un boomerang.

Semplice strategia difensiva, dunque? Dalle notizie più recenti sembra anche che con l’apertura di un’indagine prima della sentenza definitiva australiana, il Vaticano valuterà autonomamente, sotto il profilo canonico, le accuse a Pell che, se fondate, potranno portare alla sua dimissione dallo stato clericale oltre che all’esclusione dal collegio cardinalizio, come accaduto all’ex arcivescovo di Washington, McCarrick. In entrambi i casi si è trattato di personaggi stimatissimi a Roma, come dimostra la porpora che gli era stata data.

Non sembra facilissimo da stabilire, però, se il cardinale australiano sia innocente o colpevole, con le notizie che abbiamo, anche perchè uno dei due ragazzi che avrebbero subito lo stupro nella sacrestia della Cattedrale di Melbourne nel frattempo si è suicidato (il padre comprensibilmente ritiene a causa della violenza), ma una cosa è certa: mai il cardinale George Pell avrebbe pensato di rischiare la dimissione allo stato laicale nè di finire in carcere, per di più a 77 anni suonati. Proprio lui il più alto come statura (nel senso fisico) tra i cardinali di Santa Romana Chiesa.

Un vero Golia che ha trovato il suo Davide nel presule più piccolo come statura (nel senso fisico) l’arcivescovo di Malta Charles Scicluna, ora segretario aggiunto della Dottrina della Fede dopo essere stato l’eroico promotore di giustizia che seppe smascherare padre Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo (stupratore dei suoi stessi figli e figlie carnali). Un incarico dal quale fu allontanato da un altro cardinale altissimo (di statura) l’allora segretario di Stato Tarcisio Bertone per aver denunciato l’omertà della chiesa italiana in tema di abusi. Otto anni dopo però Scicluna è stato richiamato in Vaticano a guidare la lotta ai preti pedofili divenendo il maggior protagonista (con l’ottimo gesuita Federico Lombardi) del recente summit che ha segnato una vera svolta epocale in questo delicato e doloroso settore. Ed ora sarà proprio il piccolo Scicluna a dirigere le indagini canoniche sul cardinalone australiano.

Ma torniamo a Pell. Certamente molto legato a Benedetto XVI che ancora regnante un pomeriggio volle andargli a far visita nella sua residenza romana, la Domus Australiae che era appena inaugurata (i commercianti e passanti di via XX Settembre si trovarono davanti il Papa all’improvviso, con anni di anticipo rispetto alle uscite di Bergoglio). Pell è stato anche un grande elettore di Francesco (che subito lo ha inserito nel C9 e qualche tempo dopo gli ha affidato la Segreteria per l’Economia, frutto acerbo e in parte già appassito della Riforma della Curia) o almeno si vantò di esserlo stato con i giornalisti del primo volo papale del nuovo Pontefice, a Rio, dicendo: “dovete ringraziarmi per il bel Papa che vi abbiamo dato”.

Ecco, uno dei suoi tratti caratteristici (almeno fino all’altro giorno, quando lo hanno arrestato) erano l’autostima e la sicurezza di aver sempre o quasi ragione: proprio questo gli ha consentito l’incredibile e bruciante partenza del dicastero affidatogli, che nei suoi piani andava a contendere competenze alla Segreteria di Stato. Uno statuto che con proposte finanziarie molto ardite avrebbe trasformato la Santa Sede in una vera e propria SPA. Qualità o difetti (a seconda dei punti di vista) che, uniti a una certa anaffettività, diciamo che non lo rendono una persona simpatica e popolare. E che lo espongono a notevoli e spesso penosi infortuni.

Una vittima inglese di pedofilia, Peter Sanders, con il quale si era scontrato sui media riguardo alle accuse alla Chiesa Australiana di aver “coperto” i preti pedofili limitandosi a trasferirli da una parrocchia all’altra, lo ha definito “sociopatico”. Gli era sembrato infatti privo di pietà verso le vittime. Questo perchè Pell non accetta facilmente di mettere in discussione le cose delle quali è convinto. Una chiusura che forse non lo ha aiutato nemmeno nella auto-difesa in Tribunale.

Per questo non tanti sono dispiaciuti di trovarlo ora nella polvere. E per la stessa ragione la serie delle dichiarazioni della Sala Stampa della Santa Sede, in un crescendo rossiniano che ha accompagnato l’escalation giudiziaria, ha spinto alcuni osservatori a sentirsi comprensibilmente sollevati dalla non barricata a difesa di Pell. Ma il dubbio se sia colpevole o innocente, almeno in chi scrive questo blog, resta…

Salvatore Izzo per il blog Il Papa pop su Agi.it