Il vescovo Giulietti sul Sinodo dei giovani e sul viaggio del Papa a Dublino: “la Chiesa riscopra la chiamata a prendersi cura dei giovani”

“La Chiesa ha da offrire ai giovani la possibilità di dare un senso alla propria vita, ma tale operazione può avere successo solo se essa si riscopre tutta chiamata a prendersi cura di loro, senza deleghe in bianco e senza comodi “ghetti”. I giovani chiedono alla Chiesa di essere presi sul serio, aprendo spazi di vero protagonismo, con la disponibilità a lasciarsi trasformare dalla loro passione e dal loro entusiasmo”. Così il vescovo ausiliare di Perugia, a lungo responsabile della pastorale giovanile della Cei, ha parlato di quanto la Chiesa ha da offrire ai giovani in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre voluto dal Papa proprio su questo tema, conversando con il quotidiano on-line Formiche.

Giulietti, che ha partecipato all’Incontro mondiale delle famiglie che si è svolto in agosto a Dublino, nell’intervista ha toccato diversi altri temi, tra cui la piaga degli abusi nella Chiesa, il tema della discussa pastorale Lgbt promossa dal gesuita americano James Martin anche all’interno dell’incontro irlandese, o infine la lettera diffusa da monsignor Viganò proprio durante il ritorno di Francesco dal viaggio in cui si è umilmente scusato più volte con la popolazione irlandese per la terribile piaga che ha colpito anche un numero molto alto di sacerdoti in questi ultimi decenni.

“Mi ha colpito il protagonismo delle famiglie, di cui è stata mostrata la bellezza, la capacità di accogliere e far esprimere ogni suo componente, la ricchezza di risorse per la società e per la comunità cristiana. Le parole di Papa Francesco, i contenuti approfonditi nel Congresso Pastorale e i tanti segni che hanno costellato i due giorni della sua visita hanno evidenziato tale verità”, ha spiegato parlando del viaggio irlandese. Sul gesuita Martin, Giulietti ha spiegato che “la questione di una pastorale più attenta alle persone omosessuali sia seria, ma assai marginale, rispetto alla necessità di una pastorale in grado di rendere le famiglie protagoniste della vita della società e della Chiesa”.

Sugli abusi, “si tratta davvero di un fenomeno sociale di ampie proporzioni, per combattere il quale non servono strumentalizzazioni ideologiche, ma l’impegno di proporre soprattutto ai giovani una visione corretta della sessualità, decisamente orientata al dono di sé nella libertà e nella responsabilità. Mi pare difficile debellare le deviazioni in materia sessuale, se si continua a diffonderne una visione ludica, deresponsabilizzante e fondamentalmente egoista. Punire esemplarmente i colpevoli servirà a poco, come in altri campi del vivere civile, se non si interviene sulle cause profonde del disagio”.

Mentre al contrario di quanto molti hanno voluto comunicare sulla scarsa accoglienza verso il Papa nel paese, “non mi è parso che gli irlandesi abbiano manifestato freddezza nell’accogliere Papa Francesco”, ha spiegato il vescovo. “Nonostante i tentativi di chi voleva far fallire la visita, la Chiesa e il popolo d’Irlanda hanno vissuto l’Incontro Mondiale delle Famiglie con impegno nella preparazione e con intensità nella partecipazione”, e in tutto ciò “il primo ministro irlandese ha chiesto al Papa una vera e propria riparazione sul tema degli abusi, e Francesco, umilmente, non si è certo tirato indietro”.

Infine su Viganò, alla domanda se qualcuno voleva far fallire il viaggio del Papa, il prelato ha risposto: “Mi pare evidente, sia nella tempistica che nel contenuto. Il no comment di Papa Francesco mi è parsa davvero la risposta più eloquente”.

 

Francesco Gnagni