In Cina ora c’è una Chiesa soltanto. Scusate se è poco

I siti tradizionalisti americani come Lifesite e il cardinale Zen cardinale segretario di stato Parolin sostenendo che è “un uomo privo di fede”, mentre un commento di venti pagine del direttore di Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro, ha risposto ricordando che nell’arco della storia millenaria della Chiesa, i precedenti di vescovi nominati dall’autorità pubblica e poi accettati dal Papa, sono molti.

Per esempio, in Venezuela (paese dove è stato nunzio, dal 2009 al 2013, Parolin) dal 1833 fino al 1958 i vescovi, in base alla legge sul patronato, erano nominati dal Parlamento, anche se spesso questa una situazione creava dei conflitti. In Europa solo dal XIII secolo i papi hanno cominciato a riservare a sé la nomina dei vescovi. E tale prassi divenne comune e costante, cent’anni dopo, nel XIV secolo. E tuttavia con il Concordato del 1516 tra Leone X e Francesco I di Francia , il papa dovette concedere di nuovo al sovrano la potestà di nominare i vescovi, una prerogativa confermata nel Concordato del 1801 tra Pio VII e Napoleone, che impose ai vescovi addirittura il giuramento all’Impero.

Nei mesi scorsi, l’ editorialista del New York Times Ross Douthat, ha definito l’accordo con la Cina, come la seconda più importante mossa del Pontificato di Francesco, dopo l’esortazione apostolica Amoris Letitia sulla famiglia.

“L’accordo – sottolinea Huffington Post – si muove nel solco segnato dalm Benedetto XVI, che nella “Lettera ai cinesi” del 2007, aveva auspicato la riconciliazione tra tutti i cattolici. E sancisce un successo di Francesco proprio nel momento più duro del suo Pontificato, cioè nel momento in cui la crisi della pedofilia scuote la Chiesa e il Vaticano dagli Stati Uniti al Cile”.