Israele libera Jorit, ma la comunità ebraica attacca de Magistris (di G. Cesareo)

Jorit, lo street artist napoletano, arrestato perchè stava ultimando un suo murales che come soggetto aveva Ahed Tamimi, 17enne attivista palestinese, è stato rilasciato. Nelle ore precedenti tante sono state le parole spese e le manifestazioni organizzate per la sua liberazione.

La lieta notizia, però, non sembra riuscire a smorzare le polemiche, con la comunità ebraica partenopea che si è scagliata contro il sindaco de Magistris, reo, a loro dire, di aver usato parole poco consone, rispetto ad una questione (quella palestiense-israeliana) molto delicata da decenni. “Sul muro dell’apartheid dei nostri giorni – aveva scritto de Magistris – un muralista napoletano ha disegnato il volto di Ahed Tamini, la ragazzina palestinese arrestata da minorenne per aver manifestato il legittimo disprezzo contro l’esercito occupante della sua terra. Jorit viene da Napoli, dalla prima città d’Europa che ha visto il proprio popolo sollevarsi contro l’esercito più crudele della storia dell’umanità. Non potrà mai essere un torto raffigurare il bel volto di una giovane eroina palestinese, il torto è invece averla voluta prigioniera, tenere assediato il suo villaggio di provenienza, aver costruito quel muro che separa popoli e crea ingiustizie. Jorit deve tornare subito a Napoli. La sua libertà è questione di democrazia, riguarda tutti”.

La comunità ebraica ha espresso la sua indignazione per queste parole, soprattutto perchè “non può definire quella barriera il muro dell’apartheid Si occupi dei problemi della città e lasci perdere la politica estera”. “Al di là dell’arresto del muralista – continua la nota – definire così la barriera di confine tra Israele e la Cisgiordania, costituita di muro solo per il 10 per cento della lunghezza totale, è una distorsione che dimostra disprezzo per la sicurezza dei cittadini israeliani, visto che da quando esiste quella barriera gli attentati palestinesi in Israele si sono ridotti di più del 90 per cento”.

“Diversi nostri iscritti – spiegano dalla comunità ebraica – e di altre comunità italiane sono cittadini israeliani esposti, come gli altri abitanti di Israele, agli attacchi terroristici e missilistici e pertanto, in quanto nostri fratelli e nostri iscritti, questa comunità avverte l’obbligo morale di sottolineare la necessità, da parte delle istituzioni, di affrontare la questione israelo – palestinese con equilibrio e nel rispetto dei diritti di entrambi i popoli coinvolti”.

Un attacco non viene rispramiato neanche alla giovane Ahed: “È stata arrestata dopo aver aggredito un giovane militare senza che questi avesse colpito alcuna azione violenta. L’arresto e la condanna della giovane attivista palestinese, minorenne ma non certo una ragazzina, sono stati del tutto legittimi nell’ambito del rispetto delle leggi di un qualunque Stato democratico: questa è democrazia”.

Ma la contestazione maggiore si registra nei confronti del primo cittadino partenopeo: “Termini suggestivi ma palesemente imprecisi per chiunque abbia una conoscenza approfondita dei fatti che finiscono con l’incoraggiare e l’alimentare il pregiudizio antiebraico e antiisraeliano. Napoli ha molti problemi ancora irrisolti che riguardano tutti i suoi abitanti e rispetto ai quali certi sconfinamenti in materia di politica estera da parte del suo sindaco risultano inspiegabili, a meno che non siano dovuti ad una visione pregiudiziale di Israele e della questione israelo-palestinese”.

Giuseppe Cesareo