La Chiesa Cattolica non vuole un altro Patriarcato in Ucraina. Papa Francesco: la via dell’Uniatismo non funziona più

Basta con le tensioni tra cattolici e ortodossi nei territori ex sovietici, dove ci si ostina ad imbracciare “la bandiera dell’uniatismo”, che “non funziona più”, Papa Francesco ha chiarito che “a Mosca e in Russia c’è un solo Patriarcato: il vostro” e “noi non ne avremo un altro”.
“Si devono rispettare – ha aspiegato – le Chiese che sono unite a Roma, ma l’uniatismo come cammino di unità oggi non va. Invece a me dà consolazione quando trovo questo: la mano tesa, l’abbraccio fraterno, pensare insieme, e camminare. L’ecumenismo si fa camminando. Camminiamo!
Camminare nella carità”. La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto oggi il contenuto dell’incontro avvenuto mercoledì scorso tra il Papa e la delegazione del Patriarcato ortodosso di Mosca guidata dal metropolita Hilarion di Volokolamsk. Nelle parole del Pontefice il richiamo forte all’unità e al rispetto reciproco ma anche una evidente sconfessione delle attese dei cattolici di rito bizantino, che sono la confessione più numerosa in Ucraina. Che ci si ostini a una contrapposizione tra le due chiese “per me è anche un dolore”, ha detto Francesco.

Mercoledì scorso, prima dell’Udienza Generale, per circa un’ora, Papa Francesco ha ricevuto, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, una delegazione del Patriarcato ortodosso di Mosca guidata dal metropolita Hilarion di Volokolamsk (con lui nella foto). “Un incontro importante e un colloquio franco volto a ribadire i cardini dell’ecumenismo, il cui contenuto è stato reso noto oggi dalla Sala Stampa vaticana”, ha commentato il sito vaticano VaticanNews.

“La strada dell’unità è l’unica strada sicura – ha esordito Francesco – nel saluto ai membri della delegazione, esprimendo gioia per ogni iniziativa di incontro che aiuta a vivere la fede e a camminare insieme. Sono contento di fare con voi la strada dell’unità: l’unica strada che ci promette qualcosa di sicuro, perché la strada della divisione ci porta alle guerre e alla distruzione. E davanti a voi io vorrei ribadire – in modo speciale davanti a te, caro fratello, e davanti a tutti voi – che la Chiesa cattolica mai permetterà che dai suoi nasca un atteggiamento di divisione. Noi mai ci permetteremo di fare questo, non lo voglio”.

Dunque, nei territori ex sovietici (dove i cattolici uniati subirono forti persecuzioni all’epoca di Stalin, che arrivò ad abolire la loro chiesa con il Sinodo di Leopoli del 1946) i fedeli delle diverse confessioni cristiane debbono “camminare insieme, senza attendere, come molti sostengono un “accordo dottrinale” su tutti quelli che sono ancora “i punti di divisione”, sulle questioni irrisolte, ma mettersi piuttosto sotto il vento dell’ecumenismo che prevede un cammino nel solco del dialogo e della preghiera: “noi – ha detto il Papa – dobbiamo continuare a studiare la teologia, a chiarire i punti… Si cammina e si fa anche questo, ma camminare nella carità, nella preghiera… Preghiera insieme, gli uni per gli altri, nel dialogo. Questo fa tanto bene.

Francesco è tornato poi con la memoria all’incontro storico, foriero di pace e riconciliazione avuto con il Patriarca Kirill, che ha definito “un fratello” con il quale spiritualmente poter camminare insieme. Quindi ha concluso ponendo l’accento su due fronti. Primo il rispetto e la non ingerenza: “la Chiesa Cattolica, le Chiese cattoliche non devono immischiarsi nelle cose interne della Chiesa Ortodossa Russa, neppure nelle cose politiche. Questo è il mio atteggiamento, e l’atteggiamento della Santa Sede oggi. E coloro che si immischiano non obbediscono alla Santa Sede”. Secondo punto, “la pietà che si esprime nella preghiera personale e nella preghiera gli uni per gli altri”. Il Pontefice ha confidato di pregare ogni sera e ogni mattina davanti alla reliquia di San Serafim, regalatagli proprio dal Patriarca Kirill.