L’anniversario del sisma del Centro Italia. Il vescovo D’Ercole: la gente sta perdendo la fiducia

“A due anni dal sisma la popolazione è sfiduciata, qualche volta arrabbiata, è stanca e sta perdendo fiducia”. Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, descrive così la sua gente alla vigilia dell’anniversario che domani notte lo vedrà pellegrino a Pescara del Tronto. Nel paese distrutto dal sisma, domani a mezzanotte si terrà una fiaccolata diretta verso i Giardini della Memoria, dove il vescovo celebrerà una messa durante la quale saranno ricordate una a una le vittime del terremoto. Il giorno dopo, il 24 agosto, alle ore 18.30, don Francesco Soddu direttore di Caritas Italiana alla presenza dei parenti delle vittime e delle autorità celebrerà invece una messa solenne nella Chiesa al nuovo villaggio di Pescara. Due momenti che esprimono il dolore e la speranza del popolo.

“Nella gente ci sono – sottolinea monsignor D’Ercole all’Agi – sentimenti tra loro contrapposti, come questo senso di mancanza di fiducia: ci si sta stancando, la burocrazia fa fatica ad adeguarsi alle regole nuove che sono state varate per favorire una ricostruzione in tempi ragionevoli, mancano infatti i decreti attuativi. E restano da ricostruire tantissime case e chiese. Ma c’è anche un sentimento diffuso di speranza. Si cerca di reagire con una visione capace di trasformare in opportunità la tragedia del terremoto, di cogliere i segni di una nuova possibilità di crescita della comunità, di una speranza di ricominciare a vivere in questi luoghi colpiti dal terremoto”.

“La chiesa locale – confida il vescovo D’Ercole – sta promuovendo nuove iniziative che aiutino a ripensare il futuro, che favoriscano un nuovo modo di impostare ad esempio le attività economiche in una dimensione comunitaria e non individualistica. Sono fiducioso che possano superarsi così anche i contrasti che vedo emergere tra le persone e anche tra le frazioni dei diversi comuni: una guerra tra poveri che fa leva proprio sul senso individualistico, per il quale ognuno deve preoccuparsi di se stesso, disinteressandosi degli altri”.
“Come pastore – spiega il presule – intendo lavorare per creare una coscienza comunitaria e la visita pastorale che sto compiendo in questi mesi recandomi in tutte le parrocchie della diocesi, atto importante della missione di ogni vescovo, mi offre la possibilità di toccare il desiderio della gente di un cambiamento e anche la fiducia nel vescovo e nella diocesi. ‘Almeno voi non ci abbandanate’, mi dicono. E dappertutto colgo una forte richiesta: rifare le chiese significa tornare alla tradizione, ad esempio alle Feste che sono importanti per l’identità delle diverse comunità. Ed è una richiesta che arriva non solo da quelli che vivono in quei luoghi, ma anche da chi lavora in altre città e torna in certi periodi dell’anno proprio perché avverte una appartenenza straordinaria”.

Iniziative analoghe si svolgeranno anche nella diocesi di Rieti. Nell’area sgomberata dalle macerie ad Illica, tra le più vicine all’Epicentro della prima, drammatica scossa, monsignor Domenico Pompili vescovo di Rieti presiederà l’adorazione eucaristica. Una scelta simbolica, anche perché tra le frazioni di Accumoli, quella di Illica ha contato il maggior numero di vite spezzate dal sisma. Poi nella notte tra il 23 e il 24 agosto ad Amatrice, si pregherà davanti al monumento memoriale delle vittime nel parco “Padre Giovanni Minozzi” con una fiaccolata preceduta dai rintocchi della campana: uno per ognuno dei 239 caduti. Infine la messa del 24 agosto trasmessa da Rai Uno.