L’avvocato Lanzalone, degno figlio della Superba (di M. Castellano)

Come Liguri, siamo orgogliosi di constatare che la Città “Caput Mundi” ha chiesto aiuto ai nostri corregionali, nella persona del genovese avvocato Lanzalone.
Era dai tempi della famosa “Sententia inter Genuates et Viturios” che attendevamo di sdebitarci sul piano del Diritto.
L’avvocato Lanzalone è un degno figlio della “Superba”, essendo cresciuto alla scuola di Rinaldo Magnani.
Su questo pittoresco personaggio tipicamente vernacolo, degno di essere interpretato dal grande Gilberto Govi, vale la pena comporre un medaglione.
Il Magnani, esemplare esponente di un socialismo genovese decaduto dalle glorie operaie dell’Ottocento alle più infime pratiche del sottogoverno, emerse sul “Fronte del Porto” quale Console dei Carenanti, capo cioè di una delle molte rissose corporazioni che si contendevano i proventi – in verità sempre più scarsi – del glorioso scalo marittimo.

La Compagni dei Carenanti era sorella minore della famosa Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie (CLMV), quella cioè degli Scaricatori, più noti nel Capoluogo con il termine di “Camalli” o “Caravana”.
Poiché la carica di Console dei Portuali spettava per tradizione ai Comunisti, Magnani vestì la casacca dei Socialisti: abito che però gli stava stretto, al punto che nel suo apparente furore ideologico si dedicava a “scavalcare a Sinistra” i cugini.
Compito, questo, facilitato certamente dal proverbiale opportunismo dei seguaci genovesi di Berlinguer, che Giorgio Napolitano definì in un memorabile discorso ai quadri del Partito, pronunziato al Politeama Margherita “troppo seduti”, ma reso arduo dal fatto che il Magnani sedeva sulla poltrona di Vice Presidente della Giunta Regionale guidata all’epoca dall’ultra reazionario imperiese Giorgio Luciano Verda.
Il quale, persa la pazienza, lo redarguì aspramente e pubblicamente davanti a tutte le Segretarie.
Il Magnani, sciolto il Partito Socialista a causa della notoria eccessiva onestà dei suoi dirigenti, finì – anziché in Rifondazione Comunista, come sarebbe stato logico attendersi – in Forza Italia.

L’ultimo suo “exploit” consistette nel propiziare lo sbarco della FIAT nel porto satellite di Voltri: i Torinesi vennero respinti però sul bagnasciuga, essendosi scontrati con la strenua resistenza di quelle corporazioni portuali da cui Magnani proveniva, e che aveva finito per tradire.
Nel Settecento, non fu solo l’Austria a tentare di impadronirsi della decadente Repubblica Marinara: anche i Savoia mandarono un esercito a conquistarla, ma i Genovesi lo respinsero un una battaglia combattuta sul crinale appenninico sopra Mignanego, dove venne eretto in commemorazione del fatto d’armi il Santuario detto “della Vittoria”, tutt’ora luogo di riferimento delle memorie patrie.
Vi si è infatti celebrata per qualche tempo la Messa in lingua regionale, prima che il Cardinale Bagnasco stoppasse l’iniziativa, adducendo che non aveva autorizzato la traduzione della liturgia in qualità di Presidente della Conferenza Episcopale: l’omelia continua tuttavia ad essere pronunziata in genovese.
I Piemontesi, comunque, vennero respinti a Voltri per la seconda volta, con grave scorno del collaborazionista Magnani, passato in seguito a miglior vita.
Rimane sulla scena politica il suo discepolo Lanzalone, trasmigrato – data la più giovane età – nei “Pentastellati”.
I quali, valorizzando adeguatamente le sue origini socialiste, lo hanno utilizzato – “ça va sans dire” – quale “brasseur d’affaires”, ruolo nel quale ha dimostrato lo stesso fiuto del suo Maestro: pochi giorni dopo le elezioni, in una memorabile (memorabile, in particolare, per gli atti giudiziari) cena consumata tra “Grillini” e Leghisti, ha messo le basi della futura alleanza: come scrisse il Poeta, “con agile speme precorre l’evento”.

Mario Castellano