Le chiacchiere distruggono la comunione, il chiacchierone è un terrorista. Il Papa all’udienza: “grave vivere di comunicazioni non autentiche” (di F. Gnagni)

“Quante chiacchiere distruggono la comunione per inopportunità o mancanza di delicatezza! Anzi, le chiacchiere uccidono, come disse l’apostolo Giacomo nella sua lettera. I chiacchieroni sono gente che uccide: perché la lingua uccide come il coltello. State attenti. Il chiacchierone o la chiacchierona è un terrorista, perché butta la bomba, distrugge la fama altrui e se ne va tranquillo”.

Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza in piazza san Pietro, centrata sull’ottavo comandamento del decalogo, “non dire falsa testimonianza” e sul passo del Vangelo di Matteo (5, 14-16), in cui Gesù alla fine del discorso della montagna dice “voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa”.

“Vivere di comunicazioni non autentiche è grave perché impedisce le relazioni e, quindi, l’amore. E quando parliamo di comunicazione fra le persone intendiamo non solo le parole, ma anche i gesti, gli atteggiamenti, perfino i silenzi e le assenze. Una persona parla con tutto quel che è e che fa. Tutti noi viviamo comunicando e siamo continuamente in bilico tra la verità e la menzogna”, ha così affermato Francesco ai fedeli riunitisi a piazza san Pietro.

“Ma cosa significa dire la verità? Significa essere sinceri? Oppure esatti? In realtà, questo non basta, perché si può essere sinceramente in errore, oppure si può essere precisi nel dettaglio ma non cogliere il senso dell’insieme”, ha continuato il Papa, spiegando che “a volte ci giustifichiamo dicendo: “Ma ho detto quello che sentivo!”. Sì, ma hai assolutizzato il tuo punto di vista. Oppure: “Ho solamente detto la verità!”. Può darsi, ma hai rivelato dei fatti personali o riservati”.

“Ma allora: che cos’è la verità? Questa è la domanda fatta da Pilato, proprio mentre Gesù, davanti a lui, realizzava l’ottavo comandamento”, ha domandato il Papa. “La verità trova la sua piena realizzazione nella persona stessa di Gesù, nel suo modo di vivere e di morire, frutto della sua relazione con il Padre”, è la risposta di Francesco.

Che ha spiegato: “In ogni suo atto l’uomo afferma o nega questa verità. Dalle piccole situazioni quotidiane alle scelte più impegnative. Ma è la stessa logica: quella che i genitori e i nonni ci insegnano quando ci dicono di non dire bugie. Domandiamoci: quale verità attestano le opere di noi cristiani, le nostre parole e le nostre scelte? Ognuno può domandarsi: io sono un testimone della verità, o sono più o meno un bugiardo travestito da vero? I cristiani non sono uomini e donne eccezionali. Sono, però, figli del Padre celeste, il quale è buono e non li delude, e mette nel loro cuore l’amore per i fratelli. Questa verità non si dice tanto con i discorsi, è un modo di esistere e si vede in ogni singolo atto. Quest’uomo è un uomo vero, una donna vera: si vede. Si comporta come vero, vera. Dice la verità, agisce con la verità: un bel modo di vivere”. Prima di rivelare, in conclusione, la verità che il Pontefice ha affermato di essere depositata nel suo stesso cuore.

“Io mi fido di Dio: questa è la grande verità, ed è la nostra fiducia, con Dio che è padre e mi ama, da lì nasce la mia verità: di essere veritiero, e non bugiardo”.

Francesco Gnagni