Lo scisma psichiatrico di monsignor Carlo Maria Viganò (di M. Castellano)

Monsignor Carlo Maria Viganò antepone al suo scritto – che equivale alla dichiarazione di uno scisma nella Chiesa Cattolica – uno sproloquio untuoso, ipocrita e stucchevole in cui tira in ballo tutte le Persone della Trinità per giustificare la propria scelta: sarebbe risultato più appropriato – anziché riferirsi al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, citare Bannon, Burke e Hamwell.

Venendo al sodo, l’ex Nunzio Apostolico dichiara che si è deciso ad infrangere il segreto canonico per salvare la Chiesa.
Questo avrebbe dovuto farlo il Papa, che però si è rifiutato.
Ne consegue che il pericolo per la Chiesa è costituito dal Papa.
Se il Papa mette a rischio la Chiesa, anziché difenderla, si tratta verosimilmente di un Antipapa.
Il ragionamento non fa una grinza, ma siamo solo all’aperitivo.
Lo scisma è comunque già proclamato: figuriamoci che cosa arriva dopo, ma non vogliamo privare i nostri lettori della sorpresa.

C’è – secondo Viganò – una contraddizione tra l’osservanza della norma e l’interesse da essa tutelato: “Il sigillo del segreto non è vincolante quando la custodia del segreto dovesse causare danni molto gravi ed evitabili soltanto mediante la divulgazione della verità”.
Se siamo arrivati a questo punto, la colpa – secondo Viganò – è naturalmente di Bergoglio.

A proposito del quale egli afferma che custodisce dei documenti contenenti le prove della veridicità di quanto l’ex Nunzio Apostolico asserisce.
Francesco, però, li mantiene secretati per fargli dispetto, altrimenti si scoprirebbe che ha ragione l’arcivescovo.

Può anche darsi però che lo scopo perseguito dal Pontefice sia ancora più grave, dato che il segreto non violato riguarda Mac Carrick.
Se si fosse saputo a tempo che costui era in realtà un individuo “perverso e diabolico”, non si sarebbe raggiunto l’accordo tra il Vaticano e la Cina, attribuito da Viganò alle sataniche trame dell’ex Arcivescovo di Washington.

Risulta evidente che all’ex Nunzio negli Stati Uniti non interessa tanto la pedofilia – vera o presunta – del suo Confratello nell’Episcopato, quanto la politica internazionale della Santa Sede, che sbanda pericolosamente in direzione filocinese.
“Et pour cause…”, come si dice in francese.
L’altra faccenda che non gli va giù è la “Amoris Laetitia”, dal momento che l’Enciclica (orrore!”) ammette all’Eucarestia i divorziati risposati.

Su tale faccenda, a detta di Viganò, si è consumato il tradimento del Cardinale Ouellet, altro suo nemico personale.
Costui era dapprima schierato con l’arcivescovo sulla faccenda di MacCarrick, ma poi “un suo lungo articolo su “L’Osservatore Romano”, in cui si è schierato a favore degli aspetti più controversi della “Amoris Laetitia”, ha rappresentato la sua resa”.

Dovuta, secondo Viganò, alla necessità di rimediare ad una sostanziale esautorazione del cardinale.
Ouellet era stato infatti “limogé” da due collaloratori omosessuali della Congregazione, e per ritornare in auge ha approvato le tesi del Papa sulla Comunione ai divorziati risposati.
Se ne deduce che il Papa è succube dei “gay”, i quali riescono addirittura a dettargli la linea in materia di etica sessuale.
Ouellet è inoltre d’accordo con Bergoglio nel mantenere segreti i documenti che Viganò vorrebbe pubblicare.

La congiura, evidentemente, si allarga.
Oppure, né Bergoglio, né Ouellet considerano opportuno rimuovere il segreto canonico.
La silloge è comunque sempre la stessa: mantenendo il segreto, il Papa danneggia la Chiesa, mentre invece dovrebbe proteggerla.
Ne deriva che “Cristo è diventato invisibile al suo Vicario”.

Il quale è tentato “di improvvisarsi come sostituto del nostro unico Maestro e Signore”.
Viganò, non condividendo – per motivi personali – una decisione del Papa, non lo considera più il Capo Visibile della Chiesa, e addirittura lo taccia di essere l’Anticristo.

L’ex Nunzio Apostolico si trova in una località segreta (non tale comunque per Bannon e Burke).
Ci auguriamo che si tratti di una clinica psichiatrica.