L’opposizione in Italia la fanno le persone e non i partiti. Il graffio di V. Pasquino: chapeau a Draghi, applausi al cardinale Parolin

Tralasciando le polemiche sul padre di Di Maio e sulla nemesi storica che ha colpito il golden boy di Pomigliano (chi è senza peccato scagli la prima pietra in questo Paese di regole e norme oscure persino ai più attenti legislatori), ho concentrato le mie letture del fine settimana sulle varie querelle politiche che contano. Mi sono abbastanza scocciato di questo clima alle streghe e di questi tribunali del popolo con tanto di ghigliottine scintillanti, vorrei parlare di contenuti.

La cena di Conte e Juncker per evitare la procedura di infrazione è stata a mio avviso un gioco delle parti per accontentare tutti e quindi, de facto, nessuno. Da un lato il solito fantoccio “spread”. Dall’altra parte la necessità per il premier di non tradire gli elettori e il patto Lega- M5S ormai sempre più a rischio. Come si interpreta la cosa? Non cercate soluzioni facili in rete. La verità è che, come sempre, siamo nelle mani di Mario Draghi il quale, con saggezza da prima Repubblica ha ipotizzato il prolungamento del Quantitative Easing oltre dicembre (data di ufficiale chiusura). Con una mossa oserei dire democristiana (non storcete il naso, please), Draghi vorrebbe utilizzare il potente strumento con la scusa ufficiale di dover fronteggiare un’inflazione dell’eurozona al di sotto del due per cento pompando così moneta alla BCE che, a sua volta, comprerà tutti i nostri titoli di stato che al momento in pochi al mondo vogliono.

Tutto questo per ricordare ai fan dei dilettanti allo sbaraglio che i bilanci e i soldi, come diceva mia nonna buonanima, non sono mica canzoni. Se pensate che le mie parole siano figlie di un tifo politico, vi invito a cercare in rete le prossime manifestazioni contro le politiche monetarie governative. Il 3 dicembre a Torino ci saranno i consigli generali dell’associazionismo d’impresa, il 13 a Milano ai riuniscono gli artigiani del Nord Italia, nei giorni successivi a Verona le forze produttive locali. Attori economici veri, le nostre PMI, che chiedono non soldi facili ma tagli fiscali e che sono terrorizzate dal nuovo aumento del costo della moneta, dei mutui e dei prestiti: il cosiddetto partito del PIL (non quello di Cetto la Qualunque) che prova sulla propria pelle come, dopo tanti anni di sacrifici, in pochi mesi stia di nuovo tornando difficile reperire liquidità per pagare stipendi e merci. Questa è gente che lavora o dà lavoro, non sono politici improvvisati o disoccupati miracolati.

Come vedete, l’opposizione in Italia la fanno ormai le persone e non i partiti. Il PD è completamente preso dalle lotte interne e non fa politica vera, come spesso succede ormai; ci sono i “magnifici sette” candidati alla segreteria nelle prossime primarie, ma sappiamo bene che la lotta si circoscriverà ai duellanti Zingaretti e Minniti. La solita battaglia interna è stata stigmatizzata dal padre nobile Prodi “gravissima l’assenza tra i candidati di un qualunque programma politico” e dal filosofo Massimo Cacciari, ex-sindaco di Venezia, che ha suonato il requiem per il PD dopo le Europee.

A questo punto nasce spontanea la domanda. Ma Renzi che fa? L’ipotesi che ho scritto recentemente sembra in definitiva prendere corpo. Il vicedirettore dell’Huffington Post De Angelis l’ha confermata a la7 proprio ieri, pare che Renzi vorrebbe lanciare una propria piattaforma politiche alle Europee candidando esponenti della società civile, in cui risulta molto attivo pare il comitato “Ritorno al futuro”. Il problema però è che al momento nomi concreti non ce ne sono. A questa nuova forza a trazione centrista potrebbe agganciarsi anche Berlusconi e dare vita al Partito della Nazione che già proponeva Casini qualche anno fa, magari benedetto dal Foglio di Ferrara.

Nel frattempo, però, lo stesso Berlusconi è andato da Mattarella giovedì scorso i buttandosi avanti per un ribaltone di governo in salsa centrodestra con Salvini premier, il quale da una parte butta acqua sul fuoco rassicurando gli alleati pentastellati, mentre dall’altra strizza l’occhio ai forzisti, in particolare a Tajani che pare abbia il vento in poppa dalle parti di Bruxelles. Le diplomazie dei partiti lavorano sottotraccia.

In questo desolante scenario attuale, segnalo il bellissimo intervento del cardinale Parolin, segretario di stato Vaticano, sulla necessità del rinnovo dell’impegno dei cattolici in politica. Intervento appunto pungente non tanto per il richiamo cristiano in sé, quanto perché finalmente qualcuno torna a parlare non di finanza, globalismo e mercati ma del bisogno di sussidiarietà e solidarietà all’interno della società. L’esigenza ormai crescente, appunto, di una convergenza di temi attorno al bene comune e, mi permetto di aggiungere, attorno all’essere umano. Forse più che di accozzaglie al centro, ci sarebbe bisogno di tornare a fare politica dalla gente e per la gente. Con persone preparate, s’intende.
Buona settimana a tutti