L’Osservatore Romano critica severamente il Vertice di Bruxelles. Tutti vincitori? Sconfitta è l’umanità

“Cosa è rimasto dell’Unione Europea all’indomani del vertice dei capi di stato e di governo svoltosi a Bruxelles?”. Se lo chiede l’Osservatore Romano in un durissimo editoriale firmato dal vice direttore Giuseppe Fiorentino che si conclude con una drammatica constatazione: “alla fine – scrive – a piangere sono rimasti solo i migranti”.

L’articolo fa trapelare un’evidente irritazione della Santa Sede. “La cronica incapacità dei paesi membri dell’Ue di sottoscrivere un accordo vincolante risponde – si legge nell’articolo – a esigenze individuali e lascia comprendere come l’unione politica rischi di essere ormai solo un miraggio. E mentre a Bruxelles i leader europei dibattevano tra minacce e veti incrociati per giungere praticamente al nulla, al largo delle coste libiche si è consumata l’ennesima tragedia costata la vita a oltre cento migranti, con le ong che affermano di non potere intervenire a causa della recente stretta alle loro attività di ricerca e salvataggio”.
Secondo il quotidiano vaticano, “le immagini strazianti dei piccolissimi bambini annegati, che come già accaduto in passato stanno facendo il giro del mondo, non faranno cambiare atteggiamento a un’Unione il cui interesse principale è ora quello di garantirsi un futuro a breve scadenza, senza obiettivi strategici”.

L’Osservatore critica dunque apertamente l’accordo raggiunto, definendolo “talmente vago e poco stringente che ognuno può leggere a proprio favore, consentendo a tutti di cantare vittoria”. E non risparmia “il governo di Roma” che ha espresso soddisfazione “di fronte all’affermazione, in verità abbastanza ovvia, che chi approda in Italia arriva in Europa”. “Se l’Italia esulta per il riferimento ai centri di accoglienza che, sempre su base volontaria, dovrebbero essere istituiti in territorio europeo, il presidente Macron, – continua l’articolo – appena concluso il vertice, ribadisce che la Francia non ospiterà queste strutture, sottolineando come, in base alle leggi internazionali, i migranti salvati in mare debbano essere condotti nel paese più vicino”.

L’Osservatore inoltre se la prende anche con “i paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) che hanno ottenuto la cancellazione dei ricollocamenti obbligatori”, dei quali scrive che “con Merkel sono gli unici ad avere guadagnato qualcosa di concreto”.

E in effetti “l’accordo raggiunto a Bruxelles è un fragile compromesso che ha soprattutto permesso al cancelliere tedesco, Angela Merkel, di arginare gli attacchi provenienti dall’interno del suo esecutivo. Infatti, l’impegno sottoscritto dai Ventotto per limitare i cosiddetti ‘movimenti secondari’ — lo spostamento cioè dei migranti da un paese all’altro dell’Ue — non è solo il tentativo di salvaguardare il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone, messo pesantemente in discussione dalla minacciata chiusura delle frontiere con cui molti paesi pensano di rispondere alla pressione migratoria. È prima di tutto un salvagente lanciato al governo tedesco che rischiava di sgretolarsi per le tensioni tra il cancelliere e il ministro degli interni Horst Seehofer, fautore di una politica nazionale di respingimenti al confine. E in questo momento l’Ue — che dall’inizio del prossimo anno dovrà affrontare la fine del quantitative easing della Bce — non avrebbe potuto certo permettersi una pericolosa crisi politica tedesca con la conseguente destabilizzazione della locomotiva economica dell’Unione”.

“L’accordo di Bruxelles, quindi, dà un po’ di respiro all’Ue, ma in realtà non fa altro che rimandare un problema — quello della gestione della questione migratoria — che inevitabilmente è destinato a ripresentarsi, senza che al momento – conclude – vi sia la minima parvenza di coesione”.