Mai più subordinazione delle donne, mai più intimidazioni alla vita

“Le forme di subordinazione che hanno tristemente segnato la storia delle donne vanno definitivamente abbandonate. Un nuovo inizio dev’essere scritto nell’ethos dei popoli, e questo può farlo una rinnovata cultura dell’identità e della differenza. Occorre raccogliere la sfida posta dalla intimidazione esercitata nei confronti della generazione della vita umana, quasi fosse una mortificazione della donna e una minaccia per il benessere collettivo”. Lo ha detto Papa Francesco ai partecipanti alla XXIII Assemblea Generale dei Membri della Pontifica Accademia per la Vita, che si tiene oggi e domani in Vaticano ed organizzata nell’ambito del Workshop sul tema: “Accompagnare la vita. Nuove responsabilità nell’era tecnologica”. “È una vera e propria rivoluzione culturale quella che sta all’orizzonte della storia di questo tempo, e la Chiesa, per prima, deve fare la sua parte – ha continuato il Papa – i recenti sviluppi delle biotecnologie, che già ora consentono manipolazioni della vita fino a ieri impensabili, pongono questioni formidabili. Non si tratta semplicemente di pari opportunità o di riconoscimento reciproco. Si tratta soprattutto di intesa degli uomini e delle donne sul senso della vita e sul cammino dei popoli”.

Quella a cui fa riferimento il pontefice è l’odierna cultura (al contrario) dell’indefinito e dell’indifferenza, “centrata sulla sovranità dell’uomo rispetto alla realtà” diffondentesi a tal punto che “c’è chi parla persino di egolatria, ossia di un vero e proprio culto dell’io, sul cui altare si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari”. “Questa prospettiva – come spiega il Papa stesso nella Laudato si’ – non è innocua: essa plasma un soggetto che si guarda continuamente allo specchio, sino a diventare incapace di rivolgere gli occhi verso gli altri e il mondo. La diffusione di questo atteggiamento ha conseguenze gravissime per tutti gli affetti e i legami della vita”, una della quali è rappresentata dalla recente “ipotesi avanzata di riaprire la strada per la dignità della persona” che “neutralizzando radicalmente la differenza sessuale e, quindi, l’intesa dell’uomo e della donna, non è giusta”. Questa “utopia del neutro” secondo Bergoglio “rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita”, e “invece di contrastare le interpretazioni negative della differenza sessuale, che mortificano la sua irriducibile valenza per la dignità umana, si vuole cancellare di fatto tale differenza, proponendo tecniche e pratiche che la rendano irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane”. Bergoglio ha poi denunciato come la manipolazione biologica e psichica di questa “differenza sessuale benedetta”, “che la tecnologia biomedica lascia intravedere come completamente disponibile alla scelta della libertà – mentre non lo è! –, rischia così di smantellare la fonte di energia che alimenta l’alleanza dell’uomo e della donna”, alleanza sigillata da Dio “nell’unione d’amore che segna la strada della trasmissione della vita attraverso il matrimonio e la famiglia”.

Un’alleanza che secondo Francesco, ma non solo, è minacciata sempre più da un’altra alleanza, quella tra l’economia e la tecnica, il cui “spregiudicato materialismo che la caratterizza” “non può essere passato sotto silenzio” perché “tratta la vita come risorsa da sfruttare o da scartare in funzione del potere e del profitto”. “Purtroppo, uomini, donne e bambini di ogni parte del mondo sperimentano con amarezza e dolore le illusorie promesse di questo materialismo tecnocratico – ha aggiunto Bergoglio – anche perché, in contraddizione con la propaganda di un benessere che si diffonderebbe automaticamente con l’ampliarsi del mercato, si allargano invece i territori della povertà e del conflitto, dello scarto e dell’abbandono, del risentimento e della disperazione. Un autentico progresso scientifico e tecnologico dovrebbe invece ispirare politiche più umane”.

Il Papa ha poi spiegato come in questo contesto inedito, nel quale la creatura umana si ritrova oggi pur conservando intatte le “antiche e sempre nuove domande sul senso della vita umana, sulla sua origine e sul suo destino”, il mondo abbia “bisogno di credenti che siano creativi e propositivi, risolutamente determinati a ricomporre la frattura tra le generazioni”, frattura che concorre ad interrompere “la trasmissione della vita” dal momento che “della giovinezza si esaltano gli entusiasmanti potenziali” ma poi spesso manca “chi li guida al compimento dell’età adulta”. “La fonte di ispirazione per questa ripresa di iniziativa, ancora una volta, è la Parola di Dio, che illumina l’origine della vita e il suo destino”, ha ribadito il Papa, spiegando come la sua Laudato si’ non rappresenti altro che “un manifesto di questa ripresa dello sguardo di Dio e dell’uomo sul mondo”, la quale partendo dal Libro della Genesi ci ricorda come “ognuno di noi sia una creatura voluta e amata da Dio per se stessa” e “non solamente un assemblaggio di cellule ben organizzate e selezionate nel corso dell’evoluzione della vita”.

Allora, “il racconto biblico della Creazione va riletto sempre di nuovo per apprezzare tutta la profondità del gesto dell’amore di Dio che affida all’alleanza dell’uomo e della donna il creato e la storia. L’alleanza generativa dell’uomo e della donna è un presidio per l’umanesimo planetario degli uomini e delle donne, non un handicap. La nostra storia non sarà rinnovata se rifiutiamo questa verità”, ha concluso il Papa, specificando che “si tratta, anzitutto, di ritrovare sensibilità per le diverse età della vita, in particolare per quelle dei bambini e degli anziani” e “tutto ciò che in esse è delicato e fragile, vulnerabile e corruttibile, non è una faccenda che debba riguardare esclusivamente la medicina e il benessere”: ci sono infatti “in gioco parti dell’anima e della sensibilità umana che chiedono di essere ascoltate e riconosciute, custodite e apprezzate, dai singoli come dalla comunità”, e “una società nella quale tutto questo può essere soltanto comprato e venduto, burocraticamente regolato e tecnicamente predisposto, è una società che ha già perso il senso della vita” perché “non lo trasmetterà ai figli piccoli e non lo riconoscerà nei genitori anziani”. È in questo nuovo orizzonte che Francesco vede collocata la missione della rinnovata Pontificia Accademia per la Vita.

 

Francesco Donat-Cattin