Manifestazione di migranti a Napoli dopo raid della prefettura nei centri di accoglienza. Padre Zanotelli: “Buttarli fuori vuol dire buttarli in mano alla camorra”

A Napoli, un corteo composto da migranti e associazioni tra cui L’Ex Opg, Less Onlus e l’Associazione 3 Febbraio, per un totale di circa 200 persone, ha dato vita a un sit in a piazza del Plebiscito, esponendo striscioni quali: “Chi scappa dalla guerra va accolto, non buttato per strada” e “Il problema di piazza Garibaldi non sono i migranti ma la camorra”.
Il motivo della manifestazione, infatti, sono stati dei controlli operati dalla prefettura per verificare che le strutture di accoglienza e i loro occupanti rispettassero le leggi, operazione che ha condotto all’allontanamento degli oltre 150 migranti che non erano presenti al centro come invece avrebbero dovuto. A causa della miope espulsione, i migranti non avranno un luogo dove stare o dove essere ospitati, peggiorando la situazione della zona e dei suoi abitanti, sia migranti che non.
A schierarsi come sempre dalla parte dei migranti e delle associazioni che li tutelano, e che sono pronte a far ricorso al Tar, è padre Alex Zanotelli, che ha dichiarato a “Il Mattino”: “La politica italiana non ne vuole più sapere né di migranti, né di rom, né di senza fissa dimora. Questo è il dramma che stiamo vivendo in questo momento. Buttarli fuori vuol dire buttarli in mano alla camorra. In una città come Napoli è una follia”.
Il quotidiano partenopeo riporta anche le parole di Pierluigi Umbriano dell’Associazione 3: “Di fatto le persone che saranno messe in strada non potranno più ricevere le notifiche delle commissioni che dovrebbero decidere sulla loro richiesta di asilo. Il loro diritto resta sulla carta ma viene negato nella pratica. Rischiano di essere dichiarati irreperibili oltre a perdere il loro diritto all’accoglienza”.

Anche Malik, senegalese ma a Napoli da ormai 5 anni, ha detto la sua sulla vicenda: “Vogliamo sapere perché la prefettura ha inviato all’improvviso i controlli nei nostri centri di accoglienza la sera del 13 agosto e perché vuole espellere più di 150 ragazzi che in quel momento non erano nella struttura. Noi non vogliamo vivere nei centri di accoglienza, ma è un nostro diritto chiedere asilo a Napoli”.
Malik li definisce centri di accoglienza, ma evidentemente per le autorità questi sono centri detentivi nei quali i migranti ospiti devono condurre la stessa vita dei criminali, prigionieri delle istituzioni. Solo che, a differenza di questi ultimi, il peccato originale dei migranti è quella di essere giunti nel nostro paese.
Dello stesso avviso è Marika Visconti, presidente di Less Onluss: “Questi controlli arrivano adesso dopo un anno dall’entrata in vigore del regolamento che impone il coprifuoco per gli ospiti delle strutture alle 21. In questo modo diventano luoghi di costrizione e non di accoglienza. Non è possibile che ci siano limitazioni di movimento per i migranti, diritto sacrosanto”.
Zumana, un giovane ivoriano, spiega l’assenza di molti di quei 150 stranieri allontanati: “Quella sera molti di noi erano nella struttura, qualcuno dormiva, qualcun altro era fuori a fumare una sigaretta. Altri erano andati a mangiare qualcosa nei dintorni. La polizia è arrivata e ha chiuso le porte. Chi non è risultato presente all’appello sarà messo in strada. Siamo disposti a rimanere qui giorno e notte finché il prefetto non ci dirà cosa dobbiamo fare”.

Alle 12 il prefetto ha ricevuto una delegazione comprendente esponenti delle associazioni e dei migranti, accompagnata da padre Alex Zanotelli. Dopo una lunga discussione, il prefetto si è detto disposto ad analizzare con attenzione le motivazioni che i 150 migranti porteranno nei prossimi cinque giorni, che trascorreranno nelle strutture di accoglienza, per giustificare la propria assenza. Se non saranno convincenti, dovranno lasciare le strutture che fino ad ora li hanno ospitati. Soluzione che porta vantaggi a nessuno e svantaggi a tutti.

 

 

 

Emanuele Amarisse