Medjugorje, la prima Messa del visitatore apostolico Hoser: “Qui tempo e spazio della Grazia divina”. “Il mondo ha tanto bisogno di pace” (di F. Gnagni)

“Medjugorje ci offre il tempo e lo spazio della Grazia divina per intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, venerata qui con l’appellativo di Regina della Pace”. E “il mondo ha tanto bisogno di pace: la pace del cuore di ciascuno, la pace nella famiglia, la pace sociale e la pace internazionale, tanto desiderata da tutti, specialmente dai cittadini di questo Paese, così provato dalla guerra dei Balcani. Promuovere la pace significa costruire una civiltà fondata sull’amore, sulla comunione, sulla fraternità, sulla giustizia, e quindi sulla pace e la libertà”.

È iniziato con una Messa solenne, nella Chiesa di San Giacomo, il ministero di visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje dell’arcivescovo polacco Henryk Hoser, nominato da Papa Francesco il 31 maggio scorso, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis, con un un incarico “esclusivamente pastorale”, finalizzato cioè ad “assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione”.

Tra i compiti del pastore non rientra infatti la questione delle apparizioni mariane, in mano alla Congregazione per la Dottrina della Fede. “La cura pastorale esige di assicurare un accompagnamento stabile e continuo”, fatto che vale quindi per “questa comunità parrocchiale e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio”, ha spiegato Hoser durante la celebrazione, ricordando le parole di Geremia: guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. E spiegando che Francesco prende proprio spunto da questo passo del Vangelo, in cui il profeta “ci invia lì, dove esiste e vive la gente, dove i fedeli si radunano cercando la luce di salvezza”, peraltro donandoci “un incomparabile esempio e modello missionario”.

A Medjugorje vi si recano infatti “pellegrini da lontano, da circa 80 Paesi del mondo”, ha ricordato, sottolineando che per fare tanta strada “bisogna avere una motivazione ferma e decisa”, e che sovente il termine “lontani” indica più una situazione “esistenziale di tanti che si sono allontanati da Dio, da Cristo, dalla loro Chiesa e dalla luce che dà senso alla vita, per orientarla e darle lo scopo vitale degno, che vale la pena di essere vissuto”.

Missione che coinvolge anche i parrocchiani di Medjugorje, ha aggiunto, “vicini perché sono da trentasette anni i testimoni di tanti eventi di questa regione”, come vicini sono “anche tutti quelli che vivono una fede ardente e calorosa, che vogliono essere in contatto intimo e riconoscente con il Signore Risuscitato e Misericordioso”. “Perché tanta gente si reca ogni anno a Medjugorje?”, ha chiesto il monsignore, aggiungendo che è questa la “questione fondamentale”. “Vengono per incontrare qualcuno”, è stata la risposta: “per incontrare Dio, incontrare Cristo, incontrare Sua Madre. Per scoprire la strada che conduce alla felicità di vivere nella casa del Padre e della Madre, e per scoprire la strada mariana come quella più certa e sicura. È la strada del culto mariano che si celebra da anni qui, cioè quel culto sacro, nel quale vengono a confluire il culmine della sapienza e il vertice della religione e che pertanto è compito primario del Popolo di Dio”

Un culto “cristocentrico”, ha proseguito chiamando in causa le parole di Paolo VI, in quanto è “da Cristo che trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione e per mezzo di Cristo, nello Spirito, conduce al Padre”. Ricordando infine le parole del Concilio Vaticano II, in cui si spiega che “le varie forme di devozione verso la Madre di Dio, che la Chiesa ha approvato entro i limiti della sana e ortodossa dottrina si sviluppino in armonica subordinazione al culto che si presta a Cristo e intorno ad esso gravitino come a loro naturale e necessario punto di riferimento”. Tale è perciò “la devozione popolare a Medjugorje: al centro la Santa Messa, l’adorazione del Santissimo Sacramento, una massiva frequenza del Sacramento della Penitenza, accompagnate dalle altre forme di pietà: il Rosario e la Via Crucis che fanno sì che le pietre, prima ruvide, dei sentieri diventino lisce”.

Alla celebrazione, come ha riportato Vatican News, assieme a fedeli e pellegrini erano presenti il nunzio in Bosnia ed Erzegovina monsignor Luigi Pezzuto, il vescovo di Alessandria monsignor Guido Gallese e il provinciale dei francescani fra Miljenko Steko. Ora il dossier Medjugorje resta nelle mani di papa Francesco, dopo avere preso visione del “lavoro molto molto buono”, come da lui stesso descritto (nonostante gli alcuni “dubbi” evidenziati dal Pontefice in un primo momento), svolto dalla Commissione internazionale d’inchiesta sulle presunte apparizioni della Vergine, voluta nel 2010 da Benedetto XVI, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e conclusasi il 14 gennaio 2014 con l’esito dell’indagine al Pontefice e alla Congregazione per la dottrina della fede.

 

Francesco Gnagni