Migrantes: la xenofobia si diffonde in Italia, con rischi per tutti

Fino a quando “non ci renderemo conto del valore di ogni essere umano, purtroppo continueremo a lasciare queste persone morire oppure in condizioni disumane, come quelle in cui vivono in tanti campi profughi o in Libia”. La denuncia arriva da don Giovanni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes, che in un’intervista pubblicata sul sito della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”, si sofferma sul tema dei migranti e degli sbarchi. “Non si tratta di patate o di noccioline, ma di esseri umani”, ricorda don De Robertis sottolineando che “una sola di queste vite vale più di tanti dei nostri soldi”. “Questo – ribadisce – è quello che il Papa ha voluto ricordarci. Se noi non prendiamo coscienza di questo, non potremmo mai affrontare nel mondo giusto il fenomeno delle migrazioni”.
Il direttore della Fondazione Migrantes torna anche sul caso della nave Aquarius: “abbiamo bisogno di tempo per comprendere a cosa porterà questo gesto, se si tratta di un gesto isolato”, spiega evidenziando però che “richiama la giusta rivendicazione che la realtà delle migrazioni venga affrontata dall’Europa in modo solidale”. Secondo don De Robertis, infatti, “è un problema che dovrebbe vedere le Nazioni Unite presenti perché non solo il Mediterraneo è luogo di migrazione e di morte, ma ad esempio anche il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, dove ci sono persone imprigionate e bambini lasciati soli”.
“In Italia e in Europa si sta diffondendo un clima di ostilità e di xenofobia”,  afferma don De Robertis, che definisce questa situazione come “il frutto di una propaganda continua, delle condizioni di disagio in cui una parte della popolazione si trova e soprattutto della cattiva accoglienza, del fatto che queste persone, una volta che mettono piede nel nostro Paese, molto spesso vengono abbandonate a se stesse, lasciate senza sapere dove andare e che fare, diventando così manovalanza della criminalità”. In un’intervista pubblicata sul sito della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare“, don De Robertis punta il dito contro la “cattiva accoglienza”. “Gran parte degli immigrati – spiega – viene parcheggiata in grandi centri, l’87 per cento dei richiedenti asilo, i minori non accompagnati, compiuti i 18 anni, non sanno più dove andare: per il migrante che arriva in Italia cioè è un terno a lotto sapere se potrà o no costruirsi un futuro”. Tutto ciò, rileva, “non è imputabile agli immigrati, ma allo Stato che finanzia i diversi Cas, Cara e cooperative che a volte rubano”. “Perché non si affidano i migranti a tante associazioni che gratuitamente offrono la loro disponibilità?”, si chiede il direttore di Migrantes ricordando che “in Italia tanti Sprar ospitano al di sotto della loro capienza perché non vengono loro assegnate le persone”. “Si accusano le associazioni di lucrare, ma sono spesso le istituzioni che hanno affidato i migranti a quelle associazioni corrotte”, denuncia don De Robertis sottolineando che “i migranti non sono gli artefici, ma le vittime di questo sistema”.