Migranti e flussi migratori, la nuova visione globale per analizzare il problema

Nel mondo non mancano esperienze positive di accoglienza e integrazione dei migranti, così come un patrimonio di principi di riferimento riconosciuti a livello internazionale, a partire dal corpus dei diritti umani: allo stesso tempo è altrettanto chiaro che è in gioco la vita di molte persone e di intere comunità sparse sul pianeta. Tutto questo non può farci misconoscere la potente carica conflittuale che si scatena a ogni livello, ben al di là dei fatti di cronaca che si ripetono con frequenza crescente. Il conflitto che si è venuto a creare intorno alle migrazioni attraversa la politica nazionale di tutti i Paesi, così come i rapporti tra Stati, anche all’interno di un’area relativamente coesa come l’Unione Europea. Tutto questo accade anche tra coloro che condividono l’impegno per i diritti degli immigrati, tra questi non mancano le contrapposizioni sul modo migliore di portare avanti le proprie posizioni.

La carica conflittuale legata alle migrazioni è ben più profonda di tutto ciò: come evidenziano le tantissime ricerche sociologiche, nell’arco degli ultimi vent’anni il tema dell’immigrazione ha infatti ristrutturato radicalmente i conflitti sociali e gli spazi politici, così come l’immaginario collettivo, che tra l’altro raramente percepisce correttamente le dimensioni reali dei fenomeni. Al giorno d’oggi il delicato tema dell’immigrazione ha assunto una valenza strutturale e strutturante per la nostra società e i conflitti sociali si coagulano in larga parte attorno ad esso.

In questa realtà che si è venuta a creare siamo già una società dell’immigrazione e proprio per questo è pericoloso continuare a trattare la materia solo nella prospettiva e con il lessico dell’emergenza, cercando di tappare i buchi e arginare le falle. Per affrontare nel migliore dei modi i conflitti e le tensioni collegati ai flussi migratori è necessario infatti pensare e agire a ogni livello, senza dimenticare quello globale. È proprio l’analisi dei processi locali che ci conferma infatti che non possiamo fare a meno di forme di governance globale dei processi migratori. Lo sanno bene le realtà locali e nazionali quando sono lasciate da sole a cavarsela di fronte a situazioni di urgenza e di tensione. Senza un quadro sovranazionale per risolvere i conflitti che generano la spinta a emigrare, producendo flussi di rifugiati, profughi e migranti, ogni soluzione su altra scala faticherà a funzionare.

Proprio un anno fa presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha preso le mosse un processo, rimasto almeno in Italia lontano dai riflettori e dall’attenzione dell’opinione pubblica, che rappresenta il tentativo a oggi più compiuto di creare un quadro al cui interno far dialogare i diversi punti di vista e fare evolvere i conflitti in maniera costruttiva. Provare ad assumere questa prospettiva potrà aiutarci a modificare il modo di stare dentro la nostra società e la nostra cultura e di affrontare le situazioni problematiche e conflittuali a livello locale. Al tempo stesso, partecipare a un processo globale apportandovi i frutti migliori delle esperienze locali è il modo per evitare che rimanga astratto e teorico.

Dario Caputo