Paolo VI rappresenta moltissimo per la Chiesa italiana. Bassetti: “ci ha infuso sobrietà, competenza e coraggio”

“Nonostante le difficoltà della Chiesa del periodo, ero ben consapevole di quale tempra morale e culturale era fatto Montini. La sua è stata una testimonianza di fede autentica e umile: sempre più vicina al popolo di Dio e sempre più distante dalla Chiesa principesca del passato”. il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e presidente della Cei, che in un’intervista in esclusiva a La Voce del Popolo (Brescia), delinea il “suo” ritratto di Paolo VI, una “familiarità” iniziata in un incontro degli inizi degli anni Settanta del secolo scorso. “Eravamo agli inizi degli anni Settanta – racconta Bassetti, allora rettore del Seminario minore di Firenze – e io accompagnavo un gruppo di 400 giovani toscani del Villaggio della gioventù di Pino Arpioni in udienza dal Papa”. Alla loro guida c’era Giorgio La Pira e tra lui e Montini “scaturì una sorta di dibattito pubblico”. Il Papa, ricorda il porporato, “ad un certo punto si interrogò e disse: ‘Cosa diranno gli uomini del futuro della Chiesa dei nostri tempi?’. E poi rispose: ‘Mi augurerei che potessero dire che era una Chiesa che soffriva ma che con tutte le sue forze amava l’uomo’”. “In questa riflessione – chiosa Bassetti – c’è la cifra umana e morale di Paolo VI” che “si interroga pubblicamente, che si fa piccolo, che non nasconde le sofferenze del momento”, ma “testimonia con semplicità il suo grande amore per l’umanità. Montini ha il grande merito storico di aver guidato la barca di Pietro nel mare mosso della modernità secolarizzata. E di aver tracciato sapientemente la rotta per il futuro”. “Il Papa della mia formazione e della maturazione. Un punto fermo in quegli anni. Una figura esemplare”, ha sottolineato il presidente della Cei.

Secondo il cardinale Bassetti, Paolo VI “rappresenta moltissimo per la Chiesa italiana”. “Innanzitutto, la sobrietà. In questi tempi in cui si grida molto e si riflette poco, Montini ci richiama ad un atteggiamento diverso: essere sobri vuol dire anelare alla sapienza di Dio con coraggio, determinazione ma senza essere volgari e demagogici”. In secondo luogo, “la competenza. Paolo VI era una persona coltissima e raffinata. Dobbiamo riscoprire l’amore per la cultura, per la nostra storia e per la riflessione ponderata. Non dico certo che bisogna essere degli eruditi o dei topi da biblioteca. Al contrario, occorre saper discernere i segni dei tempi e capire il mondo in cui viviamo. Per fare questo serve competenza, studio e abnegazione: non si può ridurre il proprio pensiero ai post di Facebook”. Infine, “il coraggio. La Populorum progressio e l’Humanae vitae furono due documenti che vennero criticati da due mondi culturali opposti. Invece vanno letti assieme e non uno contro l’altro perché rappresentano due angoli visuali diversi per affrontare la modernità opulenta e la società secolarizzata”. Per il card, Bassetti, “Montini ci esorta dunque a essere coraggiosi. Il coraggio di saper andare controcorrente rispetto alla mentalità di questo mondo. E il coraggio di annunciare il Vangelo con gioia in ogni momento e in ogni luogo della nostra vita”.