Francesco e Teofilo: in Terra Santa tutti possano convivere in pace

“La Città Santa, il cui Status Quo va difeso e preservato, dovrebbe essere un luogo dove tutti possano convivere pacificamente; altrimenti continuerà per tutti e senza fine la spirale della sofferenza”. Questo il monito che l’incontro con il Patriarca Greco Ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III, ed il suo Seguito, ha dato a Papa Francesco occasione di lanciare ai cristiani presenti in Terra Santa, cattolici e ortodossi. In questa terra infatti “l’incertezza della situazione e l’incomprensione tra le parti continuano a causare insicurezza, limitazione di diritti fondamentali e l’abbandono della propria terra da parte di molti”, per questo Francesco ha chiesto “a tutti i soggetti coinvolti di moltiplicare gli sforzi affinché si realizzino le condizioni di una pace stabile”. A tal fine ha proseguito che “occorre respingere con fermezza il ricorso a qualsiasi tipo di violenza, ogni genere di discriminazione e ogni manifestazione di intolleranza contro persone o luoghi di culto ebraici, cristiani e musulmani”.

Non è un caso infatti che il Patriarca abbia avuto poi un colloquio anche con il segretario di Stato, Pietro Parolin, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, Paul Gallagher, nonché con i presidenti dei Pontifici Consigli per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e per il Dialogo Interreligioso, i cardinali Kurt Koch e Jean-Louis Tauran.

Sempre a proposito della Città Santa, Francesco ha rinnovato il suo compiacimento per il restauro dell’edicola della “Tomba vuota” che ha visto “lavorare insieme il Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, il Patriarcato armeno di Gerusalemme e la Custodia francescana di Terra Santa, come per la Basilica della Natività di Betlemme, così anche per raggiungere questo traguardo”. Un lavoro comune che Francesco ha ribadito essere necessario per i fedeli di varie confessioni per “realizzare una sintonia sempre maggiore tra le diverse Chiese della regione”: “non lasciamo che i ricordi di epoche caratterizzate da reciproco silenzio o da scambi vicendevoli di accuse, le difficoltà del presente e l’incertezza del futuro ci impediscano di camminare insieme verso la visibile unità”. “So bene che alcune ferite del passato continuano a lasciare segni nella memoria di tanti – ha proseguito – non è possibile cambiare la storia, ma, senza dimenticare le gravi mancanze di carità compiute durante i secoli, volgiamo insieme lo sguardo a un futuro di riconciliazione piena e di comunione fraterna e diamoci da fare ora, come il Signore desidera”. Infatti “non farlo sarebbe la colpa più grave di oggi”, sarebbe disattendere “il pressante invito di Cristo e i segni dei tempi. Il Papa allora ha concluso quasi sospirando: “come sarebbe bello dire dei Cattolici e degli Ortodossi che vivono a Gerusalemme quello che l’evangelista Luca disse della prima comunità cristiana: tutti i credenti stavano insieme […] un cuore solo e un’anima sola”.

 

Francesco Donat-Cattin