Non c’è di peggio dei sindacalisti venduti. Il monito del Papa. Con un appello a salvaguardare i posti di lavoro nel settore energetico

“E’ terribile la corruzione di quelli che si dicono sindacalisti, che si mettono d’accordo con gli imprenditori e non si interessano dei lavoratori lasciando migliaia di colleghi senza lavoro; questa è una piaga che mina le relazioni e distrugge tante vite e tante famiglie”. Sono le dure parole di Papa Francesco ai partecipanti alla Conferenza internazionale sui diritti dei lavoratori che ha portato in Vaticano i leader delle principali sigle sindacali italiane, europee e mondiali. “Non lasciate – ha chiesto loro il Papa – che gli interessi illeciti rovinino la vostra missione, così necessaria nel tempo
in cui viviamo”. “Il mondo e l’intera creazione aspirano con speranza ad essere liberati dalla
corruzione”, ha ricordato.

“La mia richiesta è di guardarvi dal cancro sociale della corruzione”, ha continuato il Papa, sottolineando che se “in certe occasioni, la politica è responsabile del proprio discredito a causa della corruzione, lo stesso accade con i sindacati”.
“E non dimenticatevi – ha raccomandato – del vostro ruolo di educare coscienze alla solidarietà, al rispetto e alla cura”.

Il problema degli esuberi

Nel messaggio il Papa ha poi fatto suo “l’imperativo etico di difendere i posti di lavoro, crearne di nuovi in proporzione all’aumento della redditività economica e garantire la dignità del lavoro”. In merito ha portato un esempio molto concreto che riguarda il progresso nel settore delle energie pulite: “è ineludibile – ha affermato – uno spostamento dall’industria energetica attuale a una più rinnovabile per proteggere la nostra madre terra. Ma è ingiusto che questo spostamento sia pagato con il lavoro e con la casa dei più bisognosi. Ossia, il costo di estrarre energia dalla terra, bene comune universale, non può ricadere sui lavoratori e le loro famiglie”.

Secondo il Papa, la promozione e la difesa di diritti peraltro giusti come quelli dei lavoratori “non si
può realizzare a spese della terra e delle generazioni future”. “L’interdipendenza tra il lavoro e l’ambiente ci obbliga a reimpostare – ha osservato il Papa – i generi di occupazione che vogliamo promuovere in futuro e quelli che devono essere sostituiti o ricollocati, come possono essere, ad esempio, le attività dell’industria di combustibili fossili inquinanti”.

Sindacati siano scuole di solidsrietà

“Sindacato – ha ricordato il Papa – è una parola bella che deriva dal greco ‘dikein’, che vuole dire fare giustizia, e ‘syn’, insieme”. “Per favore, fate giustizia insieme, ma in solidarietà con tutti gli emarginati. I sindacati e i movimenti di lavoratori per vocazione devono essere esperti in solidarietà”. “Per contribuire allo sviluppo solidale vi prego – ha continuato Francesco – di guardarvi da tre tentazioni. La prima, quella dell’individualismo collettivista, cioè proteggere solo gli interessi di quanti rappresentate, ignorando
il resto dei poveri, emarginati ed esclusi dal sistema”.
“Occorre investire – ha suggerito il Papa nel suo messaggio – in una solidarietà che vada oltre le muraglie della vostre associazioni, che protegga i diritti dei lavoratori, ma soprattutto di quelli i cui diritti non sono neppure riconosciuti”.

Il Pspa ha anche aggiunto che “la consapevolezza della crisi del lavoro e dell’ecologia esige di tradursi in nuovi stili di vita e politiche pubbliche”.
Secondo Francesco, “per dar vita a tali stili di vita e leggi, abbiamo bisogno che istituzioni come le vostre coltivino virtù sociali che favoriscano il fiorire di una nuova solidarietà globale, che ci permetta di sfuggire all’individualismo e al consumismo, e che ci motivino a mettere in discussione i miti di un progresso materiale indefinito e di un mercato senza regole giuste”.

“Spero – ha confidato il Papa – che questo Congresso produca una sinergia in grado di proporre linee concrete di azione a partire dal punto di vista dei lavoratori, vie che ci conducano a uno sviluppo umano, integrale, sostenibile e solidale”.


Tecnologia aiuti equilibrio tra lavoro e svago

“Oggi non è più in gioco solo la dignità di chi è occupato, ma la
dignità del lavoro di tutti, e della casa di tutti, la nostra madre terra”. E per questo accanto alle tre “T”, terra, tetto e lavoro (trabajo) evocate in tante occasioni, Papa Francesco ha segnalato alla Conferenza Internazionale sui diritti dei lavoratori promossa in Vaticano (ed alla quale hanno partecipato i leader delle maggiori sigle sindacali italiane e di molti paesi) “un’altra triplice connessione, un secondo gioco di tre ‘T’: questa volta tra lavoro, tempo e tecnologia”. Secondo il Papa, “la continua accelerazione dei cambiamenti e l’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro, che alcuni chiamano ‘rapidación’ non favoriscono lo sviluppo sostenibile né la sua qualità”.
“Sappiamo anche – ha rilevato il Papa – che la tecnologia, da cui riceviamo tanti benefici e tante opportunità, può ostacolare lo sviluppo sostenibile quando è associata a un paradigma di potere, dominio e manipolazione”.

“Il contesto attuale, conosciuto come la quarta rivoluzione industriale, e’ caratterizzato da questa ‘rapidazione’ e dalla sofisticata tecnologia digitale, dalla robotica e dall’intelligenza artificiale”, ha osservato Francesco assicurando ai leader sindacali che “il mondo ha bisogno delle loro voci”.
Il Papa ha fatto riferimento “ai lavoratori che, nel loro lottare per la giornata lavorativa giusta, hanno imparato ad affrontare una mentalità utilitaristica, di corto raggio e manipolatrice”. “Per questa mentalità – ha osservato – non importa se c’è degrado sociale e ambientale; non
importa che cosa si usa e che cosa si scarta; non importa se c’è lavoro forzato di bambini o se si inquina il fiume di una città. Importa solo il guadagno immediato”. “Tutto – ha concluso – si giustifica in funzione del dio denaro: dato che molti di voi hanno contribuito a combattere questa patologia nel passato, si trovano oggi molto ben posizionati per correggerla nel futuro. Vi prego di affrontare questa difficile
tematica e di mostrarci, secondo la vostra missione profetica e creativa,che è possibile una cultura dell’incontro e della cura”.