Papa Francesco incontrerà i vescovi del Venezuela il 10 settembre. Finalmente senza Urosa Savino

All’indomani dell’uscita di scena del cardinale Urosa Savino, dimesso da Papa Francesco dal ruolo di arcivescovo di Caracas prima del compimento dei 76 anni, cioè senza le proroghe generalmente concesse ai porporati, i vescovi del Venzuela annunciano che il 10 settembre saranno a Roma per incontrare il Pontefice.

“L’incontro con il Santo Padre – si legge in una nota – è previsto per il 10 settembre, nelle ore del mattino. Il Papa ci riceverà tutti insieme come Vescovi della Conferenza episcopale, con i quali avrà un dialogo fraterno sulla vita della Chiesa e sulla situazione del Paese. Inoltre, il Santo Padre ci darà un messaggio per guidare e illuminare la nostra vita ecclesiale e il lavoro della Chiesa in Venezuela per i prossimi anni. La nostra presenza a Roma, sancirà la nostra comunione con Papa Francesco, che ha sempre mostrato una preoccupazione seria e decisa sul Venezuela”

“Porteremo – assicurano i vescovi – le ansie, le ansie, i problemi seri, le grandi speranze e le grandi gioie della nostra gente. Non andiamo come turisti o semplici funzionari; questa visita è una risposta alla grazia di Dio che ci invita a rafforzare il nostro ministero come pastori e nuove luci per il bene del nostro lavoro pastorale sempre per il popolo del Venezuela “.

I fedeli sono invitati ad accompagnare questo evento ecclesiale con la preghiera, invocando specialmente due giorni di preghiera mariana: 15 agosto Festa dell’Assunzione della Beata Vergine al cielo, e l’11 settembre, Solennità della Madonna di Coromoto, Patrona del Venezuela.

Acerrimo oppositore del Chavismo, l’allontanamento di Urosa Savino consentirà un nuovo dialogo nel Paese. Il successore non è stato ancora nominato, segno che era urgente sgomberare il campo da una conduzione molto estremistica e non si poteva attendere ulteriormente. L’arcidiocesi sarà retta ora da un amministratore apostolico: il cardinale di Merida Baltazar Enrique Porras Cardozo. Nonostante gli osservatori internazionali abbiano certificato l’assoluta regolarità del voto dello scorso 20 maggio, il cardinale Urosa lo ha pubblicamente contestato, ponendo così un atto di fatto eversivo. Non l’unico che può essergli contestato in effetti. Lo scorso ottobre, ad esempio, si rese protagonista del seguente proclama elettorale: “Si tratta di dimostrare che il popolo venezuelano, anche con gli ostacoli che vengono messi, è un popolo democratico che vuole un governo diverso da quello che ha ridotto il Venezuela a un Paese in rovina”. In questi modo il porporato ha trascinato la Chiesa Cattolica, nella quale tutti i venezuelani dovrebbero potersi riconoscere, ad essere identificata con una parte politica: la destra legata agli interessi economici (delle famiglie terriere e delle multinazionali petrolifere) che le riforme sociali chaviste hanno messo a rischio. Il cardinale si è anche schierato apertamente contro l’Assemblea Nazionale Costituente.

All’indomani della rielezione, il presidente Nicolàs Maduro potè esporre il suo disappunto ricevendo l’arcivescovo Aldo Giordano, nunzio a Caracas, al Palazzo Miraflores, nel quadro della richiesta di dialogo tra l’opposzione venezuelana e il governo. “L’incontro è servito per discutere questioni in campo politico e sociale e rafforzare le relazioni con il Vaticano”, ha fatto sapere lo staff del presidente. Il nunzio apostolico Giordano, aveva partecipato nel 2016, come mediatore al tavolo di dialogo tra governo e opposizione come rappresentante del Vaticano