Pechino per il disarmo: mette in pericolo la pace Trump che abbandona il trattato Inf (di C. Meier)

“Pechino si oppone al ritiro degli Usa dal trattato Fni, e invita Washington e Mosca a risolvere le proprie divergenze attraverso un dialogo costruttivo. L’accordo del 1987 assume una importante valenza nel processo di disarmo tra le grandi potenze, promuove la pace internazionale e regionale oltre a salvaguardare l’equilibrio strategico e la stabilità globale”, ha dichiarato Geng Shuang, il portavoce del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, aggiungendo inoltre che “il ritiro unilaterale degli Stati Uniti potrebbe innescare una serie di problematicità, per questo motivo Pechino seguirà con molta attenzione il susseguirsi degli eventi, perché la priorità perseguita dalla Cina è quella di preservare ed attuare il trattato già esistente, piuttosto che redigere un nuovo documento, che implicherebbe l’affrontare una lunga serie di complicate questioni politiche e militari, che preoccuperebbero diverse cancellerie internazionali”.

La posizione assunta da Pechino mira quindi a diminuire le tensioni tra la Casa Bianca e il Cremlino. Infatti, il presidente russo Putin, ha stabilito che Mosca “risponderà in maniera speculare al ritiro americano dal trattato Fni, nonostante le proposte del ministero della Difesa russa rimangano sul tavolo e le porte dei negoziati siano ancora aperte – aggiungendo inoltre – aspettiamo da Washington un segnale di maturità per potere avviare un dialogo equo e sostanziale, perché da parte nostra è da anni che solleviamo la questione dei negoziati relativi al disarmo, ma il partner americano non appoggia quanto proponiamo”. Il presidente russo ha in aggiunta voluto sottolineare che “si osserva purtroppo da parte americana la ricerca di pretesti utili a smantellare il già consolidato sistema di sicurezza internazionale, ma sebbene esistano delle divergenze, la Russia non darà vita ad una corsa agli armamenti, e non schiererà missili a corto e medio raggio in varie regioni del mondo, prima che simili armi vengano dispiegate dagli Stati Uniti, in merito – ha concluso Putin – ho domandato ai miei ministri Lavrov e Shoigu di osservare con attenzione lo svolgersi degli eventi, e segnalarmi tempestivamente le eventuali proposte per una nostra controrisposta”.

Intanto anche Berlino ha fatto da sponda a Mosca e Pechino, dichiarando tramite Angela Merkel che “la Germania farà tutto quanto in suo potere per favorire nei prossimi sei mesi i colloqui e il dialogo tra Cina, Russia e Usa”.
Uno spiraglio di apertura arriva positivamente anche dal ministro degli Esteri russo Lavrov, il quale ha affermato che “Mosca è interessata a ripristinare normali relazioni con gli Stati Uniti e l’Unione europea, impostate sui principi dell’ uguaglianza e della considerazione dei reciproci interessi”.

Certamente gli ostacoli politici da superare saranno molteplici, perché in gioco c’è un sostanziale riassetto dell’ordine internazionale, nel quale gli Usa pretendono di esercitare con maggiore protagonismo il proprio ruolo di forza egemone militare, assumendo purtroppo posizioni spesse volte unilaterali in questioni dal valore sistemico e strategico. Va però positivamente sottolineato il fatto che anche Donald Trump abbia dichiarato di volere convocare un vertice a tre tra Pechino, Mosca e Washington, “per riscrivere insieme un trattato migliore dell’Inf, considerato dalla Casa Bianca ormai non rispettato neanche dalle due superpotenze orientali”.

Christian Meier