I rohingya e l’aiuto offerto dall’India

Il ministro degli esteri di New Delhi, Sushma Swaraj, in visita ufficiale in Bangladesh, ha espresso tutta la sua preoccupazione per l’ondata di violenza che ha colpito il Rkhine e si è detta convinta che occorre trovare una soluzione alla crisi in corso. “Abbiamo sollecitato il Myanmar a trattare la situazione con moderazione, tenendo presente il benessere della popolazione. L’unica soluzione per fronteggiare la crisi è il ritorno dei rohingya nello stato occidentale del Myanmar, del Rakhine, da dove sono fuggiti insieme a un dialogo inclusivo con le autorità locali che possa garantire stabilità e cooperazione”. Secondo il ministro la normalità potrà essere raggiunta solo con il ritorno della gente fuggita nello stato di Rakhine ; “l’unica soluzione a lungo termine per questa crisi nel Rakhine è uno sviluppo socio-economico e infrastrutturale rapido, tale da avere un impatto positivo su tutte le comunità che vi vivono. Di qui, l’impegno concreto: l’India si è impegnata a fornire assistenza finanziaria e tecnica per progetti da sviluppare con le autorità locali nello stato di Rakhine e ha sostenuto l’applicazione delle raccomandazioni contenute nel rapporto della commissione speciale consultativa presieduta da Kofi Annan, l’ex segretario generale delle Nazioni Unite”.

Ieri invece il premier del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha chiesto anche la collaborazione delle Nazioni Unite per risolvere la grave crisi umanitaria che coinvolge migliaia di rohingya, auspicando che le autorità del Myanmar accettino il rientro degli oltre 600.000 profughi rohingya — in gran parte donne e bambini — che hanno trovato riparo nel suo paese. Una fuga che è iniziata lo scorso 25 agosto, a causa delle ripetute violenze dei militari governativi del Myanmar contro i rohingya. La maggioranza dei profughi, riferiscono fonti delle Nazioni Unite, 324.000, sono dislocati a Kutupalong, il principale campo di accoglienza, ormai al limite del collasso e dove si teme l’insorgere di epidemie. Secondo quanto riferito dalle agenzia di stampa internazionali, il primo ministro ha chiesto che le Nazioni Unite facciano pressioni sul governo di Naypyidaw. Da parte sua, Guterres si è detto «molto preoccupato» per la massa di persone in fuga dalle persecuzioni e ha apprezzato lo sforzo del governo di Dacca per accoglierli.

Com’è noto, la crisi dei rohingya si è riacuttizzata alla fine di agosto, in concomitanza con una serie di attacchi armati dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa, formazione ribelle che combatte in difesa del popolo rohingya) contro commissariati di polizia del Rakhine, seguiti dalla dura reazione delle forze di sicurezza del Myanmar. Attualmente il Bangladesh ospita quasi un milione di rifugiati rohingya, di cui oltre 400.000 arrivati anni fa dopo le prime violenze, e gli oltre 600.000 fuggiti negli ultimi mesi dal Rakhine. Oggi, a Ginevra, è in programma una conferenza di donatori di alto livello dell’Onu. Il vertice, ospitato dall’Unione europea e dal Kuwait, è organizzato dall’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), dall’Oim, (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni) e dall’Ocha, (l’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari) per soddisfare le esigenze più urgenti dei rohingya in Bangladesh. Durante la conferenza, ha detto un portavoce delle Nazioni Unite, verrà lanciato un appello per la raccolta di 434 milioni di dollari, da destinare a 1,2 milioni di persone entro il prossimo febbraio. Un aiuto è arrivato anche dal governo italiano con Angelino Alfano che ha annunciato lo stanziamento di 7 milioni di euro in aiuti umanitari per i rohingya, a detta dell’Onu la minoranza etnica più perseguitata al mondo. Alfano ha assicurato che “l’Italia è in prima linea nell’azione di soccorso umanitario”.

Fonte: L’Osservatore Romano