Salvini chiama traditori i sindaci che dovrebbe proteggere. Un nuovo campanello d’allarme (di M. Castellano)

La diffamazione e l’intimidazione prendono oggi come bersaglio i Sindaci renitenti all’applicazione del cosiddetto “Decreto Sicurezza”.
Salvini li ha bollati espressamente quali “traditori”. E lo ha fatto per di più indossando la giubba della rispettabile (fin qui) divisa della Polizia di Stato.

Se il “Capitano” avesse usato un altro epiteto, sarebbe risultato forse ancora più volgare.
Egli ha però voluto scegliere l’insulto che meglio definisce l’essenza della sua politica.

Questa operazione è tipica delle dittature, ed anzi costituisce il dato che le contraddistingue, permettendo di riconoscerle anche quando – come nel caso dei nostri “bipopulisti” -vestono mentite spoglie.

Allorché i governanti assimilano la critica ad una asserita intelligenza col nemico esterno, ciò significa che la libera dialettica tra la maggioranza e l’opposizione ha lasciato il posto al consenso obbligato.
Non è casuale infatti che le dittature neghino – oltre all’esistenza stessa di una opposizione – anche l’obiezione di coscienza.
La disobbedienza civile costituisce d’altronde precisamente una obiezione di coscienza di massa.
La coscienza è per l’appunto l’ultima risorsa che rimane a chi non può più fare ricorso alle ragioni politiche per manifestare la propria opposizione ad una autorità che – per il fatto stesso
di non lasciare ai sudditi altra scelta – si qualifica come illegittima.

Ancora una volta, il ragionamento va a cadere su Mattarella.
Vittorio Emanuele III non trovò mai nulla da ridire quando i fascisti qualificavano come “traditori” gli oppositori: eppure si trattava di cittadini che avevano dimostrato la propria lealtà verso di lui e verso la Casa Regnante partecipando con coraggio, disciplina ed onore alla guerra.

Perché il Sovrano tacque?
Per preservare il trono, come oggi Mattarella preserva – per ora – la sua poltrona, per giunta soggetta alla scadenza del mandato.
La scusa – ieri e oggi – era la necessità di “salvare il salvabile”, cioè lo forma dello Stato ereditata dal Risorgimento nell’un caso, e nell’altro quella ereditata dalla Resistenza.
Così facendo, però, tanto il Re quanto il Presidente della Repubblica tentano di far credere agli Italiani che sia vera la menzogna peggiore, e cioè che il fascismo fosse in continuità con il Risorgimento, e che il “bipopulismo” sia in continuità con la Resistenza.

Se così fosse, come si spiegherebbe la riabilitazione anche formale della Repubblica di Salò?
Né Tambroni, né Berlusconi erano mai arrivati a tanto.
Anche i Resistenti, non a caso, vennero considerati “traditori” dai repubblichini.
L’errore degli antifascisti, fu nel 1924 quello di continuare a rispettare lo Statuto mentre Mussolini violava apertamente la Costituzione materiale.
Noi non dobbiamo più cadere in questo errore. Mattarella cerchi di non fare la fine di Vittorio Emanuele III.

Mario Castellano