Sinodo. La Chiesa divenga portavoce degli oppressi dell’Africa

“Quello che dobbiamo fare è rappresentare la realtà africana in maniera più chiara e dal nostro punto di vista. Vi sono alcuni sviluppi che stanno avvenendo in Africa e che secondo me dobbiamo portare sulla scena del governo mondiale. Così da fare in modo che anche la nostra storia venga raccontata in modo maggiore possibile”. Lo ha affermato durante il briefing con i giornalisti sui lavori sinodali il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban (Sud Africa).

“Se noi consideriamo l’Instrumentum Laboris. Se noi guardiamo all’occupazione o povertà questo è solo accennato, principalmente per come accade in Europa e non in Africa, dove foreste pluviali vengono distrutte e quella che era una zona di terreni fertili oggi sono aride e coloro che ci vivevano emigrano prima all’interno dell’Africa e talvolta verso l’Europa. L’Africa sta perdendo alcune delle persone più talentuose a causa dell’immigrazione”, ha fatto eco il cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcelona (Spagna). “Un altro elemento che secondo me manca – ha aggiunto – è un discorso sul cattivo comportamento di molti nostri governi. Ci sono cicli di corruzione, che fanno pensare che i governi guardino da un’altra parte. Penso all’estrazione di minerali nella repubblica democratica del Congo. Sono contentissimo del lavoro fatto nel Sinodo. Secondo me sta funzionando tutto molto bene, ma abbiamo bisogno di limitarne la portata affinché non sia troppo ampio ma si concentri su circoli minori”, ha incalzato. “In Africa i giovani cercano nella Chiesa la risposta ai loro problemi”.

“Noi vogliamo una Chiesa che non si rassegni alla difficoltà, che non si arrenda agli scandali, le guerre, le persecuzioni, le migrazioni forzate, le discriminazioni e la violenza. Sono tutti temi da affrontare, questioni che ci riguardano da vicino. È molto forte condividere le nostre esperienze. Dobbiamo parlare dei giovani e della loro realtà senza fare differenze di razza, categoria, linguistiche. Ringrazio i padri sinodali per avere dimostrato la loro grande umiltà di avere riconosciuto i loro errori”, ha infine concluso Corina Fiore Mortola Rodríguez, Uditrice, Docente di Canto per Teatro Musicale a Guadalajara, in Messico.

“Siamo molto grati per avere visto questa testimonianza di umanità e carità, di essere chiesa, e la ricchezza che si può scambiare fra di noi che procediamo da Paesi diversi, e condividiamo l’esperienza delle fede in Cristo. La Chiesa non sono solo padri sinodali o il Papa, ma noi giovani. Abbiamo chiesto di risolvere i problemi, l’importanza di dare esempio di coerenza, e noi per primi dobbiamo farlo. Esiste una fede ferma, solida, impegnata, non solamente nei confronti della fede della Chiesa ma della realtà e della società. Dico a nome di tutti i giovani: vogliamo che la Chiesa sia il trending topic della carità. Sia esempio di umanità: dobbiamo collaborare per essere solidali. Forse è questo elemento di ribellione, questa energia che abbiamo noi giovani, che dobbiamo cogliere”.

F. G.