Spunta una pista alternativa per il giallo della Nunziatura. Se fosse la moglie del custode scomparsa nel 1965? Lì vicino abitava anche un boss della Magliana

Riguardo al ritrovamento di ossa umane alla Nunziatura Apostolica di via Po a Roma. nelle ultime ore sta circolando anche una pista alternativa, raccolta dal Corriere.it.

Nella guardiania della Nunziatura dove lunedì scorso, durante lavori di ristrutturazione, sono saltate fuori le ossa, lavorò infatti, a partire dalla metà degli anni Sessanta, un custode sul quale circolano voci sospette. L’uomo, secondo quanto venuto a conoscenza in ambienti ecclesiastici, ebbe numerosi litigi con sua moglie, fino a quando quest’ultima sparì in circostanze mai chiarite. Un rapporto tormentato e molto «rumoroso», di cui erano a conoscenza i dipendenti del palazzo ricevuto come donazione dal Vaticano nel 1949 e adibito a Nunziatura nel 1959. Fino a che, dall’oggi al domani, la moglie del guardiano di Villa Giorgina non fu più vista né in servizio né nell’appartamento dei misteri. «Se ne è andata all’improvviso, mi ha lasciato, non andavamo d’accordo», sono le parole attribuite all’allora dipendente della Nunziatura, poi diventate quasi leggenda, con il passare dei decenni. Quasi a voler spazzare via dubbi sulla scomparsa della consorte.

Sul suo sito internet il Fatto Quotidiano riporta invece l’opinione di un prelato vaticano per il quale “è molto probabile che continuando a scavare si possano trovare altri frammenti ossei umani perché sotto la sede della 
nunziatura in Italia c’era un cimitero”. Quindi quei resti potrebbero non essere gli unici che si trovano sotto il palazzo di via Po 27, a Roma.

Lo stesso quotidiano propone poi un’altra possibile pista: al civico 25 di via Po, sullo stesso lato su cui si affaccia villa Giorgina, proprio lì a pochi metri, tra il 1983 e il 1985 abitava Giuseppe Scimone (morto una dozzina di anni fa), in contatto con la Banda della Magliana e amico del boss Enrico “Renatino” De Pedis. In un’informativa del gruppo della Squadra mobile che indagava su Orlandi – il Fatto ha consultato il documento del settembre 2009 – si riporta una testimonianza di Sabrina Minardi, già amante di De Pedis. Minardi solleva l’ipotesi di un presunto coinvolgimento di Scimone (mai riscontrato, ndr) nella sparizione di Emanuela Orlandi, riferisce di un appartamento ai Parioli e di un ascensore che sbuca in casa.
In effetti l’uomo ha avuto a disposizione per oltre un biennio l’immobile di via Po 25, al primo piano di una palazzina di pregio. Il prezzo era alto: due milioni e mezzo di lire al mese per l’immobile, due milioni per il mobilio per un totale di circa 400 metri quadri. È una traccia che si perde tra le piste seguite e poi abolite in oltre trent’anni, ma che adesso può aiutare nella ricerca della verità.

Di certo c’è che il medico legale ha appurato soltanto che si tratta di ossa non molto consunte per andare troppo lontano nel tempo: è questione di pochi decenni, non certo di secoli. Alcune indiscrezioni non confermate spingono a supporre – per la struttura degli arti superiori e in particolare del bacino – che il massetto abbia occultato il corpo di una donna minuta. Adesso s’aspettano gli esami – che possono durare una decina di giorni – per stabilire la data e il sesso di una o più vittime e poi confrontarle con il Dna delle famiglie Orlandi e Gregori. Villa Giorgina fu costruita nel ’20 dall’architetto Clemente Busiri Vici su commissione di Isaia Levi, immersa in un parco di 20.000 metri quadri chiuso al pubblico, fu donata al Vaticano dopo la Seconda guerra mondiale. I confini toccano cinque punti del quartiere Pinciano di Roma: via Salaria, via Peri, via Caccini, largo Ponchielli e via Po 27. Lì vicino, tra il 1983 e il 1985, c’era un amico di De Pedis.