Sui migranti la NATO di Napoli segue Salvini. “Salvarli in mare e riportarli a casa loro. Qui li radicalizzano e diventano terroristi” (di G. Cesareo)

Nella prima giornata di studio dell’Hub di direzione strategica della Nato a Napoli, inaugurata nel settembre 2017, sono state tante le parole dell’ammiraglio James Foggo, comandante della base di Lago Patria. Il pensiero non poteva, ovviamente, non andare alla questione migranti: “Quando un marinaio incontra una barca in difficoltà deve sempre intervenire per salvare vite umane, è una regola del mare. La comunità internazionale ha il dovere di tentare di migliorare la vita di milioni di persone che vivono in condizioni difficili in Nord Africa, Sahel e in parti del Medio Oriente”.

Per l’ammiraglio, come riporta La Repubblica, il ruolo dell’Hub campano è fondamentale, soprattutto per capire l’Africa e il Medio Oriente. “Se non agiamo i migranti continueranno a tentare di raggiungere l’Europa – ha spiegato – e gli estremisti continueranno a deviare la popolazione giovane verso ideologie radicalizzate che portano a crimine e terrorismo. Ecco quindi che l’Hub ha il compito di contribuire all’individuazione di soluzioni internazionali e un problema molto internazionale”.

L’idea presentata dall’ammiraglio somiglia tanto allo slogan di salviniana memoria: “Aiutiamoli a casa loro”. Sulla stessa linea di pensiero, inoltre, viaggia anche il direttore dell’Hub Roberto Angius: “Per la prima volta ascoltiamo il punto di vista dell’altra parte, ovvero dei soggetti che operano nei Paesi africani. Perciò durante i meeting e gli eventi fatti in questi mesi, più che le richieste di questi Paesi, abbiamo preferito ascoltare le loro opinioni per farci un’idea delle cause dei problemi, come quello migratorio”. L’aumento esponenziale di popolazione, i conflitti interni e le varie instabilità (dalla politica all’economia) spinge tanti giovani a lasciare i propri Paesi: “Nei prossimi anni il Senegal raddoppierà la popolazione, mentre entro il 2050 la Nigeria diventerà il terzo Paese più popoloso del mondo dopo Cina e India. Perciò è necessario intervenire subito”. Ora, al netto di queste valutazioni pressappochiste e fondamentalmente basate su pericolosi pregiudizi, resta solo da capire come la Nato (dopo anni di speculazioni e soprusi, proprio nelle terre che oggi dicono di voler aiutare) voglia far fronte a quella che definiscono “emergenza”, in cosa troverà la soluzione adatta per aiutare l’Africa. Bisogna solo attendere. Chi vivrà, vedrà.

Giuseppe Cesareo