Tv2000 racconta il Sessantotto cattolico. Don Rigoldi e Capanna i primi testimoni

Il Sessantotto cattolico, una esperienza che spesso si dimentica nelle rievocazioni del movimento sociale e politico nato cinquanta anni fa. A partire dal 28 aprile, il sabato alle ore 12.50 e 20.30 e la domenica alle 12.50 e 20.45, su Tv 2000, l’ emittente dei vescovi, parte un ciclo di interviste realizzate da Monica Mondo, conduttrice di ‘Soul’, che incontra otto protagonisti di quegli anni e ricostruisce come questo Sessantotto non si è esaurito ma è durato nel tempo senza nostalgie né rimpianti.

Ospiti di ‘Soul’ sono il cardinal Angelo Scola, che in quegli anni scelse di seguire don Giussani; don Vinicio Albanesi, della comunità di Capodarco; don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile milanese; il vescovo Giancarlo Bregantini, pastore in quella Locride sfiancata dalla ‘ndrangheta;  l’ex brigatista Armando Lanza; Francesco Alberoni, scrittore e sociologo,  dal 1968 al 1970 rettore dell’Università di Trento, primo ateneo ad essere occupato in Italia; padre Fabrizio Valletti, gesuita parroco a Scampia; Mario Capanna (nella foto), leader del movimento studentesco della Università Cattolica di Milano dove, non a caso, tutto è cominciato. Interessanti le parole di Capanna su Papa Francesco: “Io considero il Papa, questo Papa, Bergoglio, mio fratello. Quando lui parla di terza guerra mondiale a pezzi, perfetto lo diciamo in due; parla di mutamenti climatici che mettono a rischio il futuro umano e il pianeta, perfetto. Il no agli armamenti a partire da quelli nucleari pericolosissimi, la società dell’1%, perfetto”.

Riguardo alla scelta della lotta armata, per Capanna “occorre fare una distinzione. Prima del 12 dicembre 1969, prima della strage di stato di Piazza Fontana, nessuno prima di allora si era organizzato per uccidere. E solo dopo che alcune delle minoranze dicono ‘Lo Stato uccide, allora lo faremo anche noi’. Io sapevo che la lotta armata, oltre l’aberrazione della violenza, non avrebbe portato da nessuna parte, se non a un vicolo cieco, come poi si è visto, e al rafforzamento autoritario dello Stato, come purtroppo è avvenuto”.

Il punto fermo per Capanna è sempre stato quello dei cattolici come portatori del valore della solidarietà. Sono cinquanta anni dal ‘68 ma anche cinquanta anni di ‘68. Perché quell’anno ha provocato nel nostro tempo una cesura, e una ferita, con cui la storia non ha ancora fatto pace. C’è chi ha respirato libertà, chi ha trovato ragioni ideali di impegno sociale, politico, chi si è bruciato, chi si è dato alla lotta armata. Nelle rievocazioni per i cinquanta si dimentica spesso che c’è stato un ‘68 cattolico. Perché la Chiesa era “avanti”, e il Concilio aveva già aperto tante porte e fatto entrare aria nuova.

Al link anticipazioni sulle prime due interviste: Mario Capanna (sabato 28) e don Gino Rigoldi (domenica 29)