Vaticano-Cina. Per Parolin, “l’accordo è un atto di fede”. E sui migranti chiarisce: “non è vero che la Chiesa si è esposta troppo”

L’accordo tra la Santa Sede e la Cina firmato il 22 settembre “è atto di fede. Ci si è arrivati dopo tanti anni ed è stata una conquista della fede”. Lo ha affermato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Papa Francesco, per conto del quale ha personalmente seguito i negoziati. “Adesso cosa succederà?”, ha chiesto al cardinale il giornalista Aldo Cazzullo del Corriere della Sera che lo ha intervistato nell’aula magna della Facoltà Teologica di Bologna in occasione dell’apertura dell’anno accademico, su invito dell’arcivescovo Matteo Zuppi, gran cancelliere dell’ateneo. “Lo scopo dell’ accordo – ha spiegato Parolin – è evitare che ci siano vescovi non in rapporto con la Santa Sede. Ce ne erano 7 ora sono stati riconciliati”. “In sostanza – ha spiegato il segretario di Stato – c’erano tre gruppi di vescovi in Cina: i cosiddetti ‘clandestini’, nominati dal Papa ma non riconosciuti dal Governo e il gruppo più grande che era quello dei vescovi che avevano un’approvazione da entrambi. Ora i vescovi saranno nominati dal Papa e riconosciuti.
Speriamo che l’accordo funzioni, che ci sia buona volontà da parte cinese, da parte nostra c’è. Non facile dopo anni alle spalle di una situazione complessa, ma il cammino ha generato fiducia. Certo è un grande cambiamento e ci sono tanti interrogativi e tante apprensioni. Ma continuerà il dialogo e il primo tema sara’ quello dell’applicazione dell’accordo”.

“Il dialogo tra la Santa Sede e la Cina andava avanti – ha ricordato Parolin – dalla fine anni degli ’70 ma in occasione dell’Anno Santo del 2000 c’è stata una interruzione, a causa di un Incidente diplomatico: la canonizzazione dei martiri cinesi nella data del primo ottobre che è l’anniversario della Rivoluzione. Una data che fu interpretata come una provocazione. Nel 2005, i cinesi si fecero avanti nel cambio del Pontificato.
E io per caso ero il sottosegretario per i rapporti con gli Stati e così ne fui coinvolto”. Il più stretto collaboratore di Papa Francesco ha ricordato in proposito il grande impegno del cardinale Roger Etchegaray, protagonista di riservati contatti in quell’epoca.
Ad una domanda di Cazzullo sui rapporti. Con l’Ortodossia in Russia, Parolin ha ammesso che “ci sono parecchie difficoltà. Alle quali si aggiunge adesso la crisi in Ucraina e la rottura della Comunione tra Mosca e Costantinopoli”.
“Forse – ha aggiunto in merito al dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi – c’è più convinzione da parte di Costantinopoli. Non vedo così vicina la data di questa unione di cui ottimisticamente si parlava qualche anno fa”.

“Sui migranti la Chiesa ha fatto suo dovere. Non si è esposta troppo. Cosa possiamo proporre se non di accogliere e di aiutare?”. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, ha risposto invece Parolin ancora al giornalista Aldo Cazzullo del Corriere.

“Secondo lei – gli aveva chiesto il giornalista – la Chiesa si è esposta troppo? Ha perso sintonia con la gente su questo tema?”.
“Alla seconda domanda – ha replicato Parolin – rispondo sì, perché ci sono segni di un certo distanziamento tra la Chiesa e molti su questo tema. Ma consola sentire leader politici che in privato approvano le parole del Papa e poi per motivi di opportunità politica non dicono questo. Ma riconoscono come profetica la sua posizione. Ma non è vero che la Chiesa si è esposta troppo. Non può rinunciare ad annunciare il suo messaggio. Deve aiutare le persone a ragionare, a non agire in base alla paura. Io dico che bisogna prendere sul serio le paure delle persone ma aiutarle con pazienza a ragionare e non farsi dominare dall’emotività”.

“Certo – ha aggiunto Parolin – c’è una serie di problemi da gestire sul tema dell’integrazione. Ma non si può chiudere le porte a chi è nella difficoltà. Mentre per . opportunismi politici non c’è una risposta comune da parte degli stati. L’Europa si muove in ordine sparso. E anche alla prossima firma del ‘Global compact’ in Marocco, che è un tentativo di dare risposta comune a un fenomeno che non e’ congiunturale, e che mette in luce la positività anche economica dell’immigrazione, molti stati si stanno ritirando. Tanto che il Papa mi aveva chiesto di andare io il 10 e 11 dicembre a rappresentarlo, ma non sappiamo ora se sarà opportuno mandare una delegazione di alto livello”. Per Parolin, “questo è il problema da affrontare insieme: il multilateralismo che oggi è in crisi dappertutto e tale crisi è una grossa minaccia alla pace”.

Il segretario di Stato ha risposto a Cazzullo anche sui “cattolici spariti dalla politica italiana”. “La cosa – ha detto – ci preoccupa molto. Penso che in una società ormai cambiata non sia possibile un ritorno al passato, anche se in Italia i cattolici hanno dato un contributo fondamentale offrendo principi ispiratori alla politica come servizio al bene comune”. In merito ha citato Montini: che definiva la politica “una delle forme più alte di carità”. “Oggi – ha poi concluso Parolin – la voce dei cattolici in politica è divenuta flebile fino quasi a diventare inudibile. Questo è il problema del presente. Debbono esserci tentativi di dare risposta, per trovare una possibilità di unirsi in modo nuovo e creativo per far sentire la voce dei cattolici su temi importanti”.