In Vaticano l’assemblea straordinaria dei vescovi italiani. Il presidente Bassetti su mancanza di lavoro, violenza verbale e prevenzione degli abusi

“La gente ha bisogno di lavoro, e se non si lavora non aumenta il Pil, e il debito pubblico sale”. Lo ha denunciato il Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di chiusura dell’Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani in Vaticano. “Non mi sembra ci siano prospettive che fanno ben sperare per il Paese. La nostra preoccupazione più grande è che la nostra gente soffre, è infelice e questa infelicità, causata dalla crisi e da altre situazioni, rischia di tradursi in rancori”. Una situazione “pericolosa, perché i rancori possono suscitare populismi”.

“C’è un modo per risolvere i problemi anche peggiorandoli, anche se si fa con accuratezza: Quello che mi preoccupa è che la gente non lavora, e non vedo grandi politiche per incentivare il lavoro”, ha detto il porporato, spiegando: “I 40mila che protestavano per la Tav non erano ecologisti, era gente che non metteva insieme il pranzo con la cena”. E specificando che “l’Europa non può essere solo l’Europa delle banche e degli interessi: sono un pastore di anime, mi preoccupo dei problemi della gente”.

I vescovi si sono così detti preoccupati per “un linguaggio corrente tante volte degradato e aggressivo; per un confronto umiliato dal ricorso a slogan che agitano le emozioni e impoveriscono la riflessione e l’approfondimento; per una polarizzazione che divide e schiera l’opinione pubblica, frenando la disponibilità a un autentico dialogo”. Di questo “ne è un esempio eclatante il modo con cui si affronta la realtà delle migrazioni, scivolando spesso in atteggiamenti di paura, chiusura e rifiuto”.

La sottolineatura è sul fatto che “come non ogni tipo di apertura sia secondo verità, per cui non si possono automaticamente stigmatizzare le ragioni di chi ne coglie soprattutto le difficoltà; dall’altra, hanno ribadito che la solidarietà rimane la strada maestra, fatta di accoglienza doverosa e di itinerari di integrazione”. E davanti alla “complessità che un cambiamento d’epoca porta con sé, nei Pastori è emersa la consapevolezza di dover investire con convinzione in proposte formative, che superino la tentazione di fermarsi a qualche presa di posizione occasionale. Come è stato evidenziato in Assemblea, si tratta innanzitutto di formare la comunità alla fede, al respiro del Vangelo, alla sostanza dell’esperienza cristiana, nell’avvertenza che una coscienza formata sa farsi attenta e capace di assumersi responsabilità, quindi di spendersi per il bene comune”.

Sul tema degli abusi invece Bassetti ha spiegato che “è bene che gli abusi non ci siano, ma se ci sono vanno manifestati”, e che “nel passato abbiamo pensato troppo allo scandalo: gli scandali non dovrebbero esserci, ma se ci sono è bene che si manifestino, purché trionfi la verità”. Perciò si tratta di concentrarsi “sulla trasparenza, sull’educazione, sul cambiamento degli stili di vita”, ed è per questo che ha preso avvio il Servizio nazionale la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.

Le linee guida sugli abusi “c’erano già, ma tutto ha bisogno di aggiornamento, soprattutto il dramma della pedofilia, piaga che non dovrebbe albergare né nella società, né nella Chiesa, e in questo secondo caso è ancora più grave”, ha precisato, aggiungendo che è necessario “pensare a ciò che può influire negativamente su ragazzi che rimangono rovinati per tutta la vita e sulle loro famiglie”.

“Abbiamo pensato di affrontare questo problema facendo prevenzione nei seminari con un’analisi psicologica e psichiatrica più accurata. Abbiamo, inoltre, esteso il Servizio nazionale di tutela dei minori anche alle diocesi e, in terzo luogo, vogliamo rendere l’educazione dei ragazzi sempre più un fatto comunitario. Finora la figura prevalente era quella del prete che educava in oratorio, ma l’educazione deve essere fatta da tutta la comunità ecclesiale: altrimenti, la formazione che un ragazzo riceve è incompleta”, ha spiegato ancora il porporato, che tuttavia ha ribadito che “la Chiesa italiana intende risolvere questo problema radicalmente”: “l’Italia non è gli Usa, non è l’Irlanda: ciò non vuol dire che le cose non siano gravi, ma che è diversa la nostra cultura, la nostra mentalità”.

“Adesso, rispetto al passato, c’è una pedagogia della verità” da fare con “un’opera di discernimento”: “non posso, per salvarne uno, mettere in croce un altro che non è colpevole. Siamo disposti ad adottare tutto questo apparato pur di salvare i minori, ma dobbiamo stare attenti anche alle ingiustizie, perché il potere del denaro è terribile. E’ necessario fare tutto il procedimento previo, perché le persone parlino”, ha spiegato, parlando di “un’azione a tutto tondo” da parte della Chiesa, a tutti i livelli della comunità ecclesiale, con “strumenti che aiutino le persone a rendersi conto di situazioni che non sempre si intercettano immediatamente, anche con l’aiuto di esperti”.

In passato “la strada l’ha spianata la Congregazione per la dottrina della fede, che ha abolito la prescrizione per i peccati ‘graviora’. Ora stiamo completando i nostri Orientamenti, vogliamo adeguarci a tutto quello che è stato fatto anche da altre Conferenze episcopali, tenendo presente che noi abbiamo strumenti pastorali che in altre nazioni non ci sono”, ha concluso il presidente della Cei, che sui dati degli abusi in Italia ha detto che “al momento attuale, la Cei non ha dati precisi a livello numerico, per ora il materiale è a disposizione della Congregazione per la dottrina della fede”.

Per il momento infatti la Chiesa italiana non dispone di dati aggiornati e attendibili sugli abusi sessuali compiuti da ecclesiastici nel nostro paese. “Se avessi dei dati non avrei difficoltà a comunicarveli”, ha spiegato il cardinale ai giornalisti, come riporta Agi. “Ma la competenza sulle inchieste è della Santa Sede e dunque al momento non abbiamo notizia di tutte le inchieste e i provvedimenti. Speriamo di poter tracciare un quadro completo nei prossimi mesi”.

Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, Bassetti ha spiegato che “vi è anche la difficoltà preliminare di un discernimento sulle denunce”. “Anche alla Congregazione della fede si e’ verificata necessità di un discernimento, perché è capitato che ci fossero anche ‘approfittatori da tre soldi’ che quando gli è stata contestato il fatto che i loro racconti erano inverosimili hanno replicato ammettendo che si trattava di invenzioni e giustificandosi con la frase ‘io c’ho provato’. Serve un procedimento equo e giusto che verifichi. Il ragazzo va ascoltato anche con accorgimenti psicologici e investigativi. Perché la sete di denaro, alle volte…”.
E sempre sulla questione degli abus si è espresso anche monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, spiegando che “è in atto un confronto e un dialogo al nostro interno, e con la società civile e le istituzioni”. Per quanto riguarda invece le Linee guida, ha invece precisato don Ivan Maffeis, portavoce della Cei, “l’Ufficio giuridico sta verificando la proposta, che nei prossimi mesi sarà sottoposta all’attenzione del Consiglio episcopale permanente e poi presentata alla prossima Assemblea di maggio”.
F. G.