Venezuela. Il Cavallo di Troia degli aiuti umanitari. Se volete aiutare la popolazione fermate il blocco economico. Il rischio concreto di un’invasione (come a Grenada)

Alcuni giornali titolano oggi sugli aiuti umanitari che il Governo di Caracas avrebbe bloccato alla frontiera con la Colombia. Il paese è in difficoltà con gli approvvigionamenti a causa del blocco economico decretato illegittimamente da Usa e Ue. Sono stati addirittura congelati i pagamenti delle forniture di petrolio già utilizzate. E la Gran Bretagna ha sequestrato le riserve auree del Venezuela. Comportamenti evidentemente sanzionati da settimo comandamenti: “non rubare”. Ma invece di restituire il maltolto e avviare rapporti trasparenti, che certo aiuterebbero anche l’auspicabile trattativa con l’opposizione, che non può che basarsi su un riconoscimento reciproco tra le parti, si vuole invadere il paese, come accadde a Grenada nel 1983. E l’Assemblea nazionale, controllata dall’opposizione, ovviamente approva la strategia per l’ingresso nel Paese di truppe straniere camuffate da aiuti umanitari offerti dai governi stranieri. Quegli stessi che stanno tentando di destabilizzare il Paese, con il negare addirittura l’importazione di medicine agli ospedali pediatrici, per fomentare una rivolta della popolazione.

Trentasei anni fa quella scellerata azione statunitense finì con la fucilazione del presidente Maurice Bishop eletto democraticamente (come Maduro) ma non gradito agli Usa che temevano la sua vicinanza ideologica a Cuba e all’Urss. Grenada fu teatro di una feroce repressione: più di 100 civili, molti dei quali bambini, persero la vita in una vera e propria strage, iniziata con l’ingresso nel paese di 7 mila marines alle 5 ora locale del 25 ottobre. La decisione di Washington portò ad uno scontro internazionale: la Thatcher, infastidita del mancato avviso alla Gran Bretagna, si lamentò con Reagan e all’Assemblea Generale dell’Onu del 2 novembre 1983, l’invasione di Grenada venne definita una “violazione del diritto internazionale”.

Del “precedente” cileno, con il martirio di Salvador Allende abbiamo già scritto. Purtroppo la politica statunitene in America Latina non è cambiata, e dopo la parziale revisione di Obama (che grazie a Papa Francesco iniziò una normalizzazione dei rapporti con Cuba, oggi abortita) siamo di nuovo alla logica dell’operazione Kondor, cioè alla visione del continente come “cortile di casa” degli Stati Uniti.

Fortunatamente si è potuto bloccare il ponte al confine con la Colombia per il passaggio di alimenti e medicinali. L’operazione logistica prevedeva come “prime azioni”, l’ingresso di due convogli di camion, uno dalla città di Cùcuta in Colombia e l’altro da Paracaima, in Brasile.

Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, giustamente ha negato l’ingresso degli aiuti, temendo l’inizio di un intervento militare americano nel Paese. Il fatto che i militari abbiano bloccato i convogli rappresenta un segnale che l’Esercito è fedele alle leggi del Venezuela e non incline alla logica golpista dell’autoproclamato presidente ad interim, Juan Guaidò. Quella degli aiuti umanitari rappresenta infatti il cavallo di Troia degli americani così come lo stesso Guaidò, grazie ai 5 Stelle non riconosciuto dall’Italia.