Venezuela. Molti migranti iniziano a rientrare. Maduro: la Colombia dimentica che abbiamo accolto i suoi cittadini senza fare problemi

Dal Venezuela (come in passato si diceva per Cuba) le persone “scappano”, dal resto del mondo “emigrano”. Ed è innegabile che dal Venezuela, strangolato dal blocco economico, siano partiti moltissimi cittadini.Ma questo peraltro accade anche in altri paesi dell’America Latina, così migliaia di stranieri invece sono immigrati in Venezuela, ad esempio colombiani nei lunghi anni di conflitto interno tra gruppi guerriglieri e paramilitari filogovernativi, tanto che oggi i colombiani rappresentano la comunità straniera più numerosa in Venezuela, seguiti dai peruviani, ecuadoregni, cileni, brasiliani, boliviani ed argentini, mentre meno numerose sono le comunità provenienti da Paraguay ed Uruguay.

Dopo che i governi di 11 paesi sudamericani, tra cui Perù, Ecuador e Colombia, si sono incontrati a Quito il 4 settembre per chiedere “assistenza finanziaria” alle Nazioni Unite (ONU) per la presunta ondata di migrazione di massa dei venezuelani verso queste nazioni, il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, ha ricordato il gran numero di migranti provenienti proprio da queste nazioni che sono stati accolti in Venezuela, inclusi alcuni milioni di migranti dalla Colombia che ora abitano il paese. E ha sottolineato che il Venezuela non ha mai fatto scandalo per questo; al contrario, ha dato loro accesso all’istruzione, all’alloggio, alla salute e ai servizi pubblici. Per questo motivo, è in fase di studio per citare in giudizio davanti alle agenzie internazionali il governo colombiano per un risarcimento nei confronti del Venezuela.

«La Colombia ha 5 milioni e 600 mila colombiani che vivono qui, ricevono lavoro, salari, salute, istruzione e alloggio in Venezuela. Non ci siamo lamentati. E non abbiamo gridato al mondo di aver ‘bisogno di aiuto’ di fronte alla ‘migrazione colombiana’, ha affermato il capo dello Stato venezuelano ai media dopo aver ricevuto le credenziali di tre nuovi ambasciatori.
«C’è un’idea che ho approvato, avanzare una richiesta internazionale per sollecitare un risarcimento al governo colombiano per i 5 milioni e 600 mila colombiani che sono qui», ha detto Maduro. «Con il risarcimento per ogni colombiano, non avrebbero soldi per pagarci».

Intanto il presidente Nicolás Maduro ha varato di recente un piano per permettere ai cittadini venezuelani di rientrare in patria, seguendo il programma denominato proprio “Vuelta a la Patria”. Il piano è stato varato il 28 agosto, e, solo nei primi dieci giorni, ha permesso il rimpatrio di 1.605 venezuelani, secondo i dati diramati dal governo. Diversi autobus hanno portato 1.404 venezuelani dal Brasile a Caracas, altri sono rientrati in aereo principalmente dall’Ecuador e dal Perù. Il piano offre assistenza ai cittadini venezuelani che decidano di rientrare volontariamente in patria, coprendo i costi dei trasporti ed offrendo assistenza in ambito lavorativo e sociale al ritorno.

Nel frattempo, le ambasciate venezuelane di Lima, Quito, Bogotá e Buenos Aires sono state prese d’assalto da centinaia di venezuelani pronti ad approfittare del programma del governo bolivariano. Non va infatti taciuto il fatto che molti emigranti si sono trovati in condizioni ancora più difficili rispetto a quelle vissute in patria, vittime di discriminazione xenofoba e sfruttamento sul lavoro. Di recente è stato documentato anche il rimpatrio di cinquantadue membri della comunità indigena Yukpa, rientrati in Venezuela dopo aver attraversato il confine con la Colombia quattro mesi fa, recandosi nella città di Bucaramanga. Secondo gli ultimi dati disponibili, sono quasi 1.700 i venezuelani rientrati in patria dal lancio del piano, ma i numeri sono destinati a salire grazie a nuovi ponti aerei con le capitali latinoamericane.

Secondo il sito L’Antidiplomatico, il programma “Vuelta a la Patria” rappresenta dunque un nuovo tassello del più articolato piano voluto dal presidente Maduro per portare il Venezuela fuori dalla crisi economica, dopo l’introduzione di due nuove valute e le altre riforme economiche che dovrebbero riportare il Paese alla normalità nei prossimi due anni, come dichiarato dallo stesso capo di Stato.