Vescovi Africa Orientale, l’incontro di Addis Abeba: “bisogna essere testimoni credibili del Vangelo, promuovendo pace e armonia”

Riflettere sui punti in comune e sulla costruzione di una Chiesa più forte nella regione. Di questo si è parlato durante la 19.ma Assemblea plenaria dell’associazione che riunisce le Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale, secondo quanto affermato dal padre Segretario Generale dell’Amecea Ferdinand Lugonzo, riportato da Vatican News.

“Dopo aver riflettuto sui sette punti in agenda occorre delineare una strategia a lungo termine per la Chiesa in Africa”, ha affermato il religioso, riferendosi a temi come il rapporto tra la Chiesa e i media, la formazione spirituale dei sacerdoti diocesani, la richiesta di un centro per il rinnovamento pastorale, la possibilità di dare vita a un’università regionale, il bisogno di programmi per l’autosufficienza, la condizione e il futuro dell’educazione cattolica dell’area, fino ai temi più ampi di giustizia e pace.

“Dobbiamo riflettere attentamente su come sostenere le donne che svolgono un ruolo importante nello sviluppo della Chiesa”, ha affermato all’Agenzia Fides l’arcivescovo emerito di Lusaka mons. Telesphore George Mpundu, sottolineando l’importanza del ruolo delle piccole comunità cristiane, e invitando i vescovi delle diverse nazioni dell’area a un maggior interesse reciproco, a fare cioè rete, per attuare una strategia di lungo termine che coinvolga anche i laici.

“La vivace diversità, uguale dignità e pacifica unità in Dio”, ha aggiunto il vescovo della diocesi di Lira in Uganda, monsignor Giuseppe Franzelli, ai microfoni di Vatican News, nonostante sia la stessa diversità spesso a bloccare progetti e creare conflitti. “Tutti devono avere uguale dignità, soprattutto gli ultimi, quelli che nella società non contano. La Chiesa deve favorire quindi una unità nella pace. Esistono in questa regione dell’Africa orientale delle forti tensioni su base etnica e culturale che minano alla base il cammino di queste nazioni che devono ancora trovare una forte identità comune”.

Nella diocesi di monsignor Franzelli sono vent’anni che si fronteggiano le violenze dei ribelli. “Nella ricostruzione materiale e morale non può guadagnarci solo un gruppo. E chi pensa agli orfani, alle vedove, ai malati di Aids? C’è un grosso lavoro da fare come Chiesa per costruire una pace ed una unità vera e duratura.

La prima Assemblea Plenaria dell’Amecea si è svolta in Tanzaniaa nel 1961, a Dar es Salaam, quindi oltre cinquant’anni fa. Allora si stablirono obiettivi e filosofia dell’associazione, che è anche quella di pensare globalmente e agire localmente. Oggi i religiosi continuano a trovarsi di fronte a confitti, divisioni, violazioni della dignità umana. Il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli monsignor Protase Rugambwa ha spiegato che nonostante “far fronte a queste sfide indubbiamente fa parte integrale del ministero evangelizzatore della Chiesa”, tutto ciò “non deve farci allontanare dall’essenziale vocazione e missione di portare il Vangelo al mondo e di condurre la gente a Cristo, in altri termini: di evangelizzare”. E in questo, “uno dei modi migliori per avere un impatto sulla vita sociale è attraverso l’educazione e la formazione di cristiani maturi in grado di affrontare efficacemente le attuali sfide che la nostra regione sta affrontando”

 

Francesco Gnagni